Il nostro team

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Il valore di un buon management e gli effetti negativi di una leadership inadeguata

Quanto vale, per l’azienda, un manager con la M maiuscola? Prima di rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e riflettere su: quanto costa non averlo? E quanto impatta sul business? L’incertezza e l’incoerenza di tempi come quelli che stiamo vivendo attualmente non possono essere considerati fattori trascurabili per le decisioni aziendali.

Una prima considerazione potrebbe riguardare la capacità del leader di far crescere le persone che ha intorno. I modelli arcaici di gestione delle risorse – da superare, ma purtroppo ancora molto diffusi – sono stati costantemente caratterizzati dalla presenza di una leadership accentratrice, orientata alla semplice distribuzione di compiti specifici e comunque molto meccanici, il tutto orientato verso obiettivi di breve o al massimo medio termine.

Le condizioni attuali di mercato e contesto ci dicono in modo chiaro che un modello di managerialità virtuoso – e quindi efficace – deve necessariamente prendere in carico gli obiettivi a breve, medio e anche a lungo termine e lo deve fare gestendo il team e le attività in un’ottica di sviluppo strategico, che tenga conto delle persone guidate (dal leader), del loro potenziale e del loro benessere psicologico.

Una leadership, quindi, capace di costruire un mondo al quale le persone desiderino e decidano di appartenere. I motivi per farlo non risiedono in un eccesso di altruismo, si agisce così perché creare queste condizioni è la premessa necessaria per migliorare la produttività, attrarre e trattenere i talenti.

 

6 effetti negativi del micromanagement sul posto di lavoro

 

Secondo il Cambridge Dictionary, il micromanager è “colui che cerca di controllare ogni singolo aspetto di una situazione (in un modo che potrebbe non essere necessario), inclusi i minimi dettagli”.

Partendo da questa definizione, il termine micromanagement descrive uno stile di gestione che si basa sull’intervento massivo e sul controllo costante e pervasivo delle attività dei collaboratori, senza delegare le responsabilità.

In un moderno modello di management invece, ci si orienta verso un approccio strategico al raggiungimento degli obiettivi aziendali, accompagnato da un sincero interesse per il benessere e lo sviluppo del potenziale dei propri collaboratori.

Il micromanagement, al contrario, pur essendo motivato dal desiderio di garantire che il lavoro venga svolto correttamente, può portare a numerosi effetti negativi che si ripercuotono su tutta la struttura, sulla governance aziendale, sulla motivazione e sul morale dei dipendenti, limitando la loro autonomia e il loro sviluppo professionale.

 

1. Elevato turnover dei dipendenti

Il micromanagement è una delle principali cause di dimissioni dall’azienda poiché porta i dipendenti, esasperati, a cercare una via di fuga il prima possibile. Di conseguenza, si registra nel tempo un aumento dei costi di reclutamento e di assunzione, nonché una perdita continua di conoscenze e skill dovuta all’elevato turnover.

 

2. Perdita di fiducia

Praticato con continuità, il micromanagement può erodere la fiducia dei dipendenti nei confronti del loro manager di riferimento e dell’organizzazione aziendale stessa. In casi come questi, la professionalità e l’autonomia ne risentono, finendo per compromettere anche lo svolgimento degli incarichi più semplici.

 

3. Burnout dei manager

Il livello di controllo esercitato dal micromanagement è una lama a doppio taglio per i manager che lo praticano, poiché richiede di esaminare attentamente ogni singolo compito, non riuscendo a stabilire le priorità e a delegare in modo adeguato. Ciò può portare a frustrazione e sovraccarico di lavoro, che possono influenzare negativamente il management e le loro prestazioni.

 

4. Riduzione dell’impegno dei dipendenti

Il micromanagement soffoca il senso di autonomia dei dipendenti, riducendo la loro efficacia in azienda. Di conseguenza si riscontra una riduzione progressiva del loro impegno e della produttività aziendale.

 

5. Perdita del quadro generale

Questa gestione così dettagliata e diretta delle attività dei membri del team può portare i manager ad una eccessiva concentrazione sui dettagli, facendogli perdere di vista il quadro generale e il focus sulla strategia dell’organizzazione. Questa attenzione eccessiva genera una mancanza di creatività e innovazione all’interno del team, poiché i membri si sentono troppo limitati e controllati.

 

6. Dipendenza dal manager

L’ultimo, ma non per importanza, effetto collaterale del micromanagement è lo sviluppo di una malsana dipendenza dal manager, che porta i dipendenti a fare un affidamento eccessivo sulla guida del loro superiore anche per le attività più semplici e di routine.

Una sana leadership cerca non solo di creare un ambiente di lavoro accogliente e collaborativo, ma anche di ispirare i dipendenti a diventare parte di qualcosa di più grande di loro stessi. Questa non è un’idea utopistica, ma una premessa necessaria per migliorare la produttività, attrarre talenti e garantire l’impegno e la soddisfazione dei dipendenti.

 

Investire sullo sviluppo di un innovativo stile di management

 

Nell’ambito dell’attuale competitività del mercato, è essenziale che le aziende tengano in considerazione la propria reputazione per rimanere competitive.

I professionisti di successo cercano contesti lavorativi che siano in grado di valorizzare le loro competenze e capacità, promuovere lo sviluppo professionale e permettere di conciliare in maniera equilibrata il work-life balance.

In questa ricerca, utilizzano sistematicamente i propri network, le piattaforme social e i servizi di rating e ranking per valutare le opportunità offerte dal mercato. Quando si accorgono che le aziende non soddisfano i requisiti di base, le eliminano rapidamente dalla lista delle potenziali opportunità lavorative.

Le imprese sono nella maggioranza dei casi consapevoli della potenziale perdita di attratività sul mercato dovuta a una cattiva reputazione. Pertanto, chi desidera attirare i migliori professionisti presta attenzione alla propria reputazione, sia interna che esterna. In particolare, le aziende virtuose cercano di creare un ambiente di lavoro quanto possibile stimolante, rispettoso e inclusivo, in cui i dipendenti vengono trattati con equità e supportati nella loro crescita professionale. Così facendo potranno mantenere e migliorare la propria competitività e la propria reputazione aziendale, attirando i migliori talenti e, alla fine, consolidando la propria posizione competitiva nel settore.

In questo quadro, ogni componente dell’organizzazione riveste un ruolo cruciale nella creazione di un clima positivo, ovviamente con un impatto proporzionato al ruolo svolto in azienda. Il singolo può e deve assumersi la responsabilità del proprio lavoro e sfruttare al massimo gli strumenti a sua disposizione, per aumentare le proprie competenze e individuare le opportunità di sviluppo individuale.

Il manager ha l’onore e l’onere di gestire la propria squadra in modo efficiente, facendo in modo di massimizzare la produttività e il successo dell’organizzazione. Questo significa che il suo compito è quello di valutare il potenziale di ogni membro del team e valorizzarlo, in modo da promuovere un clima armonioso che favorisca il benessere dei dipendenti e, di conseguenza, lo sviluppo del business aziendale.

 

Le azioni concrete da intraprendere al fine di raggiungere una leadership innovativa

 

La creazione di un contesto aziendale positivo parte da un autentico interesse per le persone, riconoscendo il loro l’asset più importante dell’organizzazione. Per questo, è fondamentale conoscere a fondo i membri del proprio team in termini di competenze e potenzialità, comprendere ciò che li muove e individuare in anticipo eventuali frizioni che possono minare la loro motivazione. Per fare questo, non è possibile limitarsi a incontrarli durante i colloqui istituzionali di performance, ma è necessario dimostrare quotidianamente una chiara volontà di integrare la propria visione con quella degli altri, per creare una relazione di fiducia.

Per un manager, un approccio accogliente e diretto non consente solo di conoscere meglio la persona nelle sue modalità di operare, ma soprattutto permette di creare una relazione di fiducia, che andrà a costituire il valore più significativo e vantaggioso nel tempo.

 

L’effetto dirompente della pandemia sulle organizzazioni

 

In una situazione di cambiamento, spesso si tende a guardare a modelli passati come punti di riferimento per orientarsi. La pandemia ha rappresentato una trasformazione del tutto inedita e senza precedenti, priva di modelli a cui fare riferimento. Questo ha richiesto una serie di tentativi ed errori, con una costante calibrazione delle azioni da intraprendere, anche nel corso dello sviluppo della situazione.

Gli individui hanno sperimentato la trasformazione dei processi lavorativi e delle modalità di interazione, accompagnata da una profonda trasformazione nella percezione del mondo e di sé stessi. In un contesto simile, gli esseri umani tendono naturalmente verso ciò che percepiscono come certezza, come le relazioni basate sulla fiducia reciproca.

In momenti come questi, un Interim Manager può agire come un vero e proprio mentore all’interno dell’azienda e fornire una guida verso modelli di leadership adeguati e basati sulla fiducia reciproca, aspetto fondamentale per sviluppare la resilienza delle organizzazioni che possono in questo modo affrontare situazioni di profondo cambiamento e incertezza con maggiore coesione, sicurezza ed efficacia.

TIM Management è pronta a offrire alle PMI il supporto di Manager Interim esperti che, grazie alla loro esperienza di uomini d’azienda, sviluppata in situazioni analoghe, e a competenze verticali sui settori di riferimento, possono facilitare l’implementazione di una strategia vincente e garantire il successo dell’impresa nel medio-lungo periodo.

Contattaci per scoprire il valore di una buona leadership.

Affidarsi ad un Interim Manager: consigli pratici sull’utilizzo del Temporary Management

La figura di un Interim Manager esperto può essere per le imprese il modo più efficace di affrontare le situazioni di crisi e cogliere nuove opportunità di sviluppo. Spesso però la necessità di aumentare le competenze dell’organizzazione si manifesta solo di fronte al bisogno di risolvere urgentemente situazioni critiche. 

Vediamo qual è l’approccio corretto per l’imprenditore e la sua azienda alla opportunità di reclutare un Interim Manager?

 

Il servizio di Temporary Management è caratterizzato da due elementi vincenti: essere un costo certo e non appesantire la struttura dei costi fissi nel medio-lungo periodo per l’azienda. Questi elementi sono strutturali a uno strumento che va usato con intelligenza e preparazione, se si vuole ottenere il massimo dall’operatività in azienda dell’Interim Manager.

L’attrattabilità legata alla flessibilità gestionale offerta dall’Interim Manager è alta, ma al contempo è strettamente legata alle sue corrette modalità di utilizzo, conoscenza che non sempre è presente nelle PMI.

La struttura delle aziende in Italia è composta per il 98% da aziende con meno di 49 dipendenti; solo il 0,1% ne ha più di 250. Il tessuto industriale italiano è quindi composto quasi totalmente di PMI di dimensione contenuta, la maggior parte delle quali padronali e a gestione famigliare. In questo quadro una buona parte degli imprenditori italiani faticano a dare spazio, fiducia e deleghe, a un Interim Manager: molto dipende dalla predisposizione e dal background dell’imprenditore, dal suo spirito aperto, innovativo e moderno, pronto ad avere in azienda una figura manageriale in grado di migliorare alcuni ruoli o settori specifici dell’attività.

 

Come costruire una interazione vincente tra Interim Manager e Azienda

Innanzitutto va sottolineato che è necessario fornire all’Interim Manager tutte le leve operative necessarie all’implementazione del piano concordato, e al raggiungimento dei relativi obiettivi, attraverso il riconoscimento reale delle deleghe e dei poteri funzionali alla realizzazione del progetto.

Nelle grandi aziende l’aspetto tecnico dell’incarico prevale su quello relazionale, mentre nelle PMI le componenti soft sono decisamente più significative: un imprenditore non è sempre propenso ad accettare senza resistenza una strategia che gli viene imposta dall’esterno. Ecco perciò alcuni consigli utili e pratici a un corretto approccio dell’imprenditore all’utilizzo del Temporary Management:

  • Riconoscere che gli scenari possono cambiare e che le proprie capacità e competenze potrebbero non essere più sufficienti per gestire processi complessi nei tempi ristretti imposti dalle dinamiche del mercato.
  • Non dimenticare la temporaneità dell’incarico di un Interim Manager. La temporaneità del rapporto è fondamentale per il sistema degli equilibri interni ma non è raro che, quando un incarico ha una durata concordata tra i 18 ed i 36 mesi, l’azienda possa “dimenticare” la precarietà dell’incarico al punto da considerare l’Interim Manager come un membro permanente della struttura.
  • Rimodellare tempestivamente i piani e gli obiettivi definiti, in caso di incarichi differenti o integrativi al piano iniziale, per evitare un’indiretta de-focalizzazione degli obiettivi di partenza o la mancata integrazione dei nuovi target nel business plan.
  • Riconoscere la leadership e l’autorevolezza del Interim Manager. Il personale dell’azienda deve essere preparato a riconoscere la pienezza e la legittimità delle deleghe agli Interim Manager, così che la probabilità di eventuali resistenze interne sia ridotta al minimo.
  • Essere coscienti che un Interim Manager non ha obiettivi di carriera: la sua presenza in azienda ha funzione strategica e porta le competenze in grado di attuare il cambiamento e il miglioramento delle performance aziendali. Il suo l’inserimento concorre ad aumentare il bagaglio di competenze e capacità dei manager interni che, dopo un periodo di affiancamento produttivo, saranno in grado di riprendere in mano con efficacia le redini del business.

L’intervento di un Interim Manager può avere l’obiettivo di gestire casi di crisi (57% con punte dell’80%), progetti specifici (65%, con punte dell’80% trasversale sulle varie classi dimensionali) e passaggio generazionale (47%), seguito dalle tematiche di internazionalizzazione (37%).

 

Il Temporary Management è tutta questione di fiducia

L’inizio del vero cambiamento in azienda avviene quando all’utilizzo dei servizi di Temporary Management si affianca la fiducia nella loro capacità di produrre risultati e migliorare l’organizzazione, e questo non solo quando si è costretti a intervenire in caso di crisi come avviene nel caso della perdita di un manager chiave.

Affidarsi a un manager a tempo può essere efficace anche quando l’azienda sembra essere in piena salute. Con l’obiettivo di migliorare ancora di più i risultati e ottenere una crescita più veloce, l’Interim Manager può rapidamente individuare criticità e opportunità su cui è necessario intervenire, analizzando le aree strategiche come la produzione, gli acquisti o la rete commerciale.

Lasciandogli il giusto spazio e credito, L’Interim Manager può agire come un vero e proprio mentore all’interno di un’azienda, intervenendo tempestivamente nella risoluzione dei problemi e non limitandosi a concentrare la sua attenzione solo sui risultati economici. Dopo aver identificato le aree critiche e gli obiettivi, l’Interim Manager inizia immediatamente a lavorare per ottenere i risultati desiderati.

In conclusione, sta all’imprenditore saper riporre piena fiducia nel Manager a Tempo e nei benefici che l’impresa trarrà dal suo inserimento; dev’essere consapevole della possibilità di ottenere un miglioramento delle performance nel medio periodo e di definire una strategia di sviluppo vincente, andando oltre la necessità risolvere uno specifico problema temporaneo. Così facendo si doterà di uno strumento utile per affrontare con successo ogni futura ulteriore necessità.

TIM Management è sempre pronta a offrire alle PMI il supporto di Manager Interim esperti che, grazie alla loro esperienza di uomini d’azienda, sviluppata in situazioni analoghe, e a competenze verticali sui settori di riferimento, possono facilitare l’implementazione di una strategia vincente e garantire la sopravvivenza dell’impresa nel medio-lungo periodo.

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Come l’Interim Management può fare la differenza in una crisi aziendale

Un’azienda può considerarsi in crisi quando entra in una fase di declino che genera squilibri dal punto di vista reddituale, finanziario e patrimoniale. Qualsiasi impresa può essere soggetta a un periodo più o meno grave di crisi aziendale. L’evento critico può essere causato da eventi di natura sia esogena che endogena a cui bisogna cercare di reagire il prima possibile e con i mezzi adatti al fine di risanare il deficit, superare la crisi e salvare l’impresa.

Ciò che fa la differenza nello scongiurare il palesarsi di una crisi d’impresa è il fattore tempo, per questo è stato istituito il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza con l’obiettivo di intercettare tempestivamente lo stato di crisi delle aziende e prevenire la chiusura, grazie ad un sistema di segnalazione efficace.

Parlando del fattore tempo, per risolvere lo stato di crisi l’interim management può venire in soccorso, più di ogni altro strumento, per ridurre al minimo i danni di una gestione errata. Per questo motivo la velocità e l’esperienza sono skills essenziali per una società specializzata in gestione temporanea di crisi aziendale, oltre ad un documentato pacchetto di esperienze a comprovarne la validità. 

L’interim management di fatto può essere paragonato ad ogni altro servizio disponibile sul mercato e, come per ogni servizio che possiede un proprio livello qualitativo che lo differenzia dagli altri, così vale anche per le società che hanno come attività principale l’erogazione del servizio di interim management. Questo per dire che due agenzie diverse offriranno soluzioni diverse dal momento che velocità, qualità del tipo di analisi e scelte fanno la differenza nella gestione di una crisi aziendale. 

 

Ma come si riesce a percepire il livello di qualità offerto da una società di IM? È desumibile da fattori come: l’esperienza dei casi già affrontati, la stabilità, la capacità e i valori del team di IM.

La gestione di una crisi d’impresa da parte dell’Interim Manager può essere articolata in quattro fasi:

  • Pre-analisi: la prima fase riguarda l’analisi dello stato di crisi, si cerca di individuare eventuali limiti, mancanze, o vulnerabilità che possano rappresentare un rischio per l’integrità del business. 
  • Diagnosi: sulla base dello studio e del monitoraggio messi in atto si procede all’elaborazione di un piano di gestione di crisi e allo studio degli svariati scenari di crisi che possono presentarsi.
  • Creazione team manageriale: si determina il team più idoneo a seguire il processo di risanamento, si individuano gli obiettivi e le condizioni perché avvenga, in particolare si pone attenzione a risorse finanziarie, governance e le conseguenti deleghe operative   
  • L’ultima fase riguarda tutte le azioni volte a mettere in atto il piano di ristrutturazione, a minimizzare e a riparare eventuali danni provocati all’azienda e a tutti i soggetti coinvolti. Il team manageriale prende in mano la  gestione dell’azienda per raggiungere gli obiettivi nei tempi prestabiliti, solitamente questa fase dura un anno o più. Ovviamente è fondamentale in questa fase il contatto tra la Proprietà o chi la rappresenta e il  team di interim management, in modo che l’intervento proceda in modo efficace, trasparente e controllato. 

Spesso per risanare l’impresa e ristrutturare il debito è necessario procedere con un piano di turnaround; ovviamente ogni crisi d’impresa è diversa e varia a seconda dello scenario che si presenta, ma ci sono comunque un insieme di azioni gestionali comuni, volte ad evitare il declino. In contesti di crisi, i l team manageriale e le sue caratteristiche sono fondamentali per la riuscita dell’operazione:

  • è indispensabile individuare gli indicatori e i KPI, sia economici che finanziari; 
  • serve esperienza nella gestione delle risorse umane nei momenti di crisi, il management team deve essere in grado di occuparsi sia della necessaria ottimizzazione delle risorse umane che della motivazione delle risorse chiave;
  • è importante una profonda conoscenza dei processi produttivi, logistici e delle dinamiche commerciali dell’azienda e del settore;
  • e infine serve conoscere le caratteristiche distintive dei prodotti o dei servizi offerti dall’azienda. 

Il timing è tutto nella gestione della crisi d’impresa, individuare i sintomi di una crisi e accorgersi in tempo dei segnali di rischio non è un’impresa facile senza i giusti strumenti. Per questo motivo è necessario effettuare un corretto audit aziendale, per garantire che i processi di gestione funzionino in maniera efficace, sia a livello di governance che per la gestione dei rischi. È lo strumento principale per il miglioramento dell’azienda, ed esistono differenti tipologie di audit che un’azienda può compiere.

Sta all’imprenditore capire i segnali che evidenziano un cattivo stato di salute dell’azienda che guida. La stagnazione o la caduta del fatturato, le tensioni finanziarie e la necessità di ridurre i costi e di migliorare l’efficienza produttiva, richiedono piani da attuare senza indugio e con grande impegno di risorse, altrimenti le criticità aumentano col passare del tempo, fino a portare l’azienda in una situazione di crisi grave e talvolta irreversibile.

 

In conclusione, in una situazione di crisi l’intervento di una società di interim management può rappresentare davvero l’unica salvezza per l’azienda, poiché offre velocemente la disponibilità di manager con le giuste competenze ed esperienze per poter intervenire ed essere operativi in poco tempo e con un livello di efficacia elevata.

CHANGE MANAGER: Cosa fa e perché per alcune aziende è un ruolo molto importante

In quest’era di continua espansione, sia territoriale che multimediale, il vero dilemma per un’azienda e soprattutto per una PMI, risiede nel saper dove investire le proprie risorse limitate in modo efficace per garantirsi uno spazio nel futuro mercato che diventa sempre più complesso e competitivo. 

E’ fondamentale per le PMI ma non dimentichiamo che anche molte grandi realtà, come ad esempio Nokia, Kodak, Blockbuster, Blackberry e Polaroid, non hanno saputo innovare il loro business model tempestivamente e in modo efficace e sono finite disastrosamente fuori mercato. 

Onde evitare che questo accada, in momenti di alta criticità è importante che intervenga una figura come il change manager, esperto nella gestione del cambiamento, che interviene in favore dell’azienda per gestire al meglio qualsiasi criticità e traghettarla verso un futuro di successo e crescita.

In quest’epoca tecnologica la più grande sfida per le aziende rimane quella di innovare in maniera organica e integrata. L’azienda può anche introdurre tecnologie e nuovi processi, ma se non vengono integrati agilmente nel sistema, rimangono azioni estemporanee e spesso inutili.

All’interno delle aziende, Il più grande blocco strutturale all’innovazione e al cambiamento è rappresentato dalla cultura e dal comportamento aziendale. La reticenza delle persone al cambiamento è la causa maggiore per la mancanza di innovazione all’interno di un’organizzazione. 

Un’azienda può anche introdurre degli strumenti digitali al suo interno come ad esempio: introdurre test di digitalizzazione per i propri dipendenti, inserire nell’organizzazione la figura di innovation manager, usare piattaforme digitali, ma senza una strategia efficace rivolta al cambiamento e perseguita con determinazione, lo sforzo rimane vano. 

Il ruolo del Change Manager consiste proprio in questo: costruire una cultura e un percorso orientati al cambiamento per raggiungere l’obiettivo desiderato. 

 

I 4 principi fondamentali ai quali fare riferimento secondo il modello 4P sono:

  • People: cambiare la mentalità e la cultura delle persone, l’aspetto più difficile.
  • Process: rivedere tutti i processi in ottica digitale e moderna.
  • Platform: introdurre in azienda tutti gli strumenti ed i tool digitali necessari per migliorare la produttività.
  • Place: ripensare tutti i luoghi di lavoro in un’ottica di activity based workspace e smart working.

People

L’aspetto sicuramente cruciale e più difficile da cambiare. Un progetto di change management deve partire dalle persone e dalla loro mentalità. La psicologia sociale, applicabile ai dipendenti, raffigura come estremi due tipologie di mentalità: Il fixed mindset ed il growth mindset. 

Nel primo caso si ha davanti una mentalità poco propensa alle novità e conservativa mentre nel secondo caso si ha una volontà e una propensione spontanea ad imparare ed evolvere, anche oltre le reali necessità aziendali. 

Il ruolo del Change Manager è quello fondamentale di operare come driver per livellare questi due opposti e spingere l’intera azienda verso il cambiamento uniformemente e in maniera organica. 

Operativamente si tratta di concordare e implementare obiettivi e tempi e allocare budget, condividendo il percorso di sviluppo con l’intera organizzazione al fine di abbattere qualsiasi tipo di obiezione e resistenza, dimostrando i benefici non solo aziendali, ma anche personali che si possono ottenere nel proprio lavoro, grazie al cambiamento e alla modernizzazione di processi e strumenti.

 

Process

Senza l’introduzione di nuovi  processi, anche la tecnologia più efficace è destinata a fallire. Molte aziende investono in piattaforme e soluzioni IT,  senza efficacemente delineare i loro processi e quindi la loro ottimizzazione; uno degli esempi più frequenti è l’introduzione in azienda di un ERP di nuova generazione senza la guida di un manager esperto che sappia come coinvolgere nel processo tutte le funzioni e quali sono le aree critiche da monitorare con attenzione.

Un piano di change management invece include una valutazione accurata delle procedure e di conseguenza la scelta e l’implementazione di soluzioni efficaci.  

 

Platform

Stiamo assistendo negli ultimi anni all’introduzione sempre più diffusa e capillare di nuove piattaforme tecnologiche, più o meno integrate, che aiutano a svolgere più efficacemente il lavoro in azienda. Non adottare tempestivamente soluzioni tecnologiche avanzate significherebbe compromettere pesantemente l’efficienza aziendale, diminuendo inevitabilmente la capacità di competere sui mercati.

Senza dimenticare che la comunicazione e la vendita avvengono sempre di più tramite canali digitali e non prioritizzare in questa direzione andrebbe a scapito dell’azienda e delle sue performance.

L’azione di un Change Manager interviene anche in questo ambito, facilitando l’introduzione di piattaforme tecnologiche in linea con il processo di cambiamento ed evoluzione e rendendo più accessibili dati e comunicazioni all’interno dell’organizzazione.

 

Place

L’uso di piattaforme digitali consente anche di rivalutare l’intero paradigma sociale e organizzativo dell’impresa e della gestione delle risorse umane. 

Molte aziende hanno constatato i benefici dello Smart Working tra cui:

  • Performance in linea o anche migliorate
  • Maggiore efficienza e risparmio
  • Soddisfazione del lavoratore

Questo cambiamento, che molte realtà aziendali in tutti i settori hanno giocoforza sperimentato negli ultimi anni, può essere la spinta al cambiamento anche su altri fronti grazie anche al supporto di un Change Manager.

Il Change Manager, possiamo concludere, è una figura fondamentale per molte aziende, non necessariamente in un periodo di crisi, che hanno bisogno di una visione e di una  consulenza esterna per affrontare il cambiamento in atto al meglio, volgendo a proprio vantaggio la nuova situazione competitiva.

 

Molti dipendenti mostrano resistenza al cambiamento un po’ per natura e un po’ perché temono in alcuni casi che il loro ruolo sarà sostituito o sminuito dalla tecnologia. Rendendo i dipendenti partecipi al cambiamento e spiegando tutti i passaggi e i benefici che si possono ottenere, si attutisce in anticipo l’attrito culturale che potrebbe manifestarsi. 

 

Le persone temono l’ignoto e l’incertezza ed avere una strategia chiara e una leadership in grado di portarla a termine, riduce drasticamente queste paure. Inserire un Change Manager, anche temporaneamente, per implementare una strategia non solo conferisce stabilità e sicurezza ai dipendenti, ma garantisce il successo delle nuove linee strategiche e dell’implementazione delle tecnologie adeguate.

 

In questo modo si abbreviano i termini e si facilita la transizione, aumentando complessivamente la fiducia nel top management e negli stakeholders.

 

Per un imprenditore, alle prese con la gestione quotidiana della propria azienda, diventa spesso difficile concentrarsi su tutti gli aspetti che renderebbero ancora più sana e fertile la propria azienda, anche per la mancanza di alcune competenze nell’organizzazione. 

Per questo reclutare un Interim Manager specializzato nel cambiamento, un Change Manager esperto e specializzato nel settore di appartenenza dell’azienda, potrebbe essere la garanzia per il successo aziendale e per tracciare una direzione profonda e duratura per l’azienda, elevando anche le competenze del management interno e aumentando la capacità di innovare e competere nel medio periodo. 

TIM Management può aiutare proprio in questo, fornendo un Change Manager in tempi brevi che possa assistere l’organizzazione in un passaggio transizionale, qualunque esso sia, così delicato al suo interno. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’evoluzione del CFO: da operativo a strategico

La figura del Chief Financial Officer è una figura chiave all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione.  È una figura che con il tempo si è dovuta adattare passando da un ruolo prettamente contabile ed operativo ad un ruolo più manageriale e decisionale. 

L’evoluzione di strumenti e tecnologie, con innovazioni che hanno stravolto ed evoluto le modalità di fare impresa, ha fatto sì che anche questa figura si sia dovuta adattare, assumendo un ruolo più decisionale, dotandosi di strumenti evoluti di analisi dei dati consuntivi e previsionali, e integrandosi in maniera più olistica nell’ecosistema aziendale. 

Sorge sempre più spesso la necessità, anche per le piccole e medie imprese, di dotarsi di un buon CFO per poter prendere migliori decisioni strategiche, sfruttando meglio i propri dati analitici. 

 

CFO – DALL’OPERATIVO ALLO STRATEGICO

Tradizionalmente la figura del CFO si associava prevalentemente ad un ruolo di contabilità, amministrazione e controllo di gestione, nei casi più evoluti, e le sue competenze fondamentali erano competenze tecniche, come ad esempio il controllo del cash flow e della liquidità oppure la responsabilità e competenza sui dati amministrativi/fiscali. 

Oggigiorno non è più così. Il CFO unisce le sue competenze ad un approccio strategico, contribuendo in modo diretto alla guida dell’azienda, diventando a tutti gli effetti, il braccio destro dell’imprenditore. Grazie ad una visione a 360 gradi sull’azienda e sui diversi dipartimenti, il nuovo CFO riesce a tenere sotto controllo tutti i nodi decisionali, sostenendo le sue scelte in modo analitico e professionale e facilitando la strategia di business. 

 

IL RUOLO E LE RESPONSABILITÀ’ DEL CFO

Un modo per comprendere le macroaree di operatività del CFO è di utilizzare il metodo delle 3C skills: 

  • capacità di Calcolare ed analizzare la performance dell’azienda  
  • competenza nel Coordinare il processo decisionale interno dell’azienda
  • avere la padronanza nel Comunicare e diffondere sia internamente che esternamente le decisioni finanziarie e le performance aziendali 

Le responsabilità e le funzioni del CFO possono variare a seconda della realtà nella quale opera che può spaziare da una realtà industriale consolidata a una startup, (in questo caso avrà il compito di costruire una vera e propria struttura aziendale) e varia anche in funzione del settore nel quale l’azienda opera e delle dimensioni dell’azienda.

A prescindere dal tipo di organizzazione in cui si trova,  l’obiettivo del CFO sarà sempre quello di guidare e indirizzare la strategia di business, spingendo l’azienda ad investire nelle giuste opportunità.

I compiti specifici che un Chief Financial Officer svolge si possono riassumere in:

  • Gestione dei dati finanziari, includendo la redazione e presentazione di rapporti e bilanci per valutare la performance dell’azienda
  • Gestione del budget e del sistema di previsione degli andamenti del mercato e dei prodotti e servizi
  • Controllo di gestione e corretta allocazione di ricavi e costi per linea di business e articolo
  • Gestione della cassa e dei tempi di incasso e pagamento
  • Rapporto con le istituzioni finanziarie 
  • Supervisione dei processi finanziari aziendali
  • Gestione della relazione tra l’azienda e i suoi azionisti
  • Collaborare con gli avvocati e gli advisor durante i processi di fusione e acquisizione dell’azienda.
  • Valutare le opportunità di espansione ed M&A
  • Supervisione del rispetto delle norme e delle leggi nelle attività economiche
  • Minimizzare spese e perdite
  • Monitorare gli eventi che possono incidere sullo stato finanziario della società

 

CFO 4.0 NELL’ ERA TECNOLOGICA 

La figura del CFO si è adattata all’innovazione tecnologica, oggi è sempre più fondamentale che conosca e a volte sappia utilizzare le nuove tecnologie digitali.  

In questo nuovo scenario il Chief Financial Officer ha un ruolo sempre più rilevante nelle conduzione dell’azienda avvicinandosi e affiancandosi sempre di più alla direzione dell’azienda. Le sue funzioni principali risiedono nel monitoraggio delle performance aziendali, nella previsione e gestione dei rischi alla quale l’organizzazione è esposta e nel garantire un flusso corretto e condiviso delle informazioni tra le diverse aree e funzioni interne. 

Il suo metodo di lavoro viene spesso definito “data-centrico” (una traduzione letterale dall’inglese che solo parzialmente ne definisce il metodo). L’uso di Big data,può migliorare il processo di valutazione della gestione aziendale e le relative analisi ottimizzando l’operatività dell’azienda e portando a  migliori decisioni strategiche. 

Un altro strumento che facilita il lavoro del CFO e migliora la performance aziendale è l’uso di RPA (robotic process automation). Questa tecnologia consente sia un alleggerimento delle attività ripetitive e quindi una riduzione dei costi, che un importante miglioramento complessivo delle attività di accounting e un’ottimizzazione sul fronte del revenue management.

Anche con l’uso del Machine Learning le attività di reportistica stanno diventando molto più efficienti, arrivando alla generazione automatica di report mensili e alla creazione personalizzata di report suddivisi per business line o team. 

Oltre alle competenze tecniche necessarie per il suo lavoro, il Chief Financial Officer, deve quindi avere uno sguardo proiettato verso il futuro, capendo le nuove tecnologie e le dinamiche della digitalizzazione allocando le risorse aziendali verso una visione digitale di lungo periodo. 

La figura del CFO è un figura omnicomprensiva che non si limita solo alla parte finanziaria dell’azienda ma che contribuisce in maniera determinante alla strategia e al processo decisionale di board, fornendo e interpretando i dati interni ed esterni a disposizione. 

Spesso in molte PMI italiane la figura del CFO non è presente, per mancanza di cultura finanziaria e manageriale, e le performance e i risultati ne risentono in maniera pesante.

Tutte le aziende dovrebbero integrare un CFO all’interno dell’organizzazione e molto spesso la scelta corretta è quella di reclutare un Interim CFO senza appesantire l’organizzazione con risorse a tempo indeterminato; le PMI, oltre a beneficiarne operativamente, potrebbero internalizzare un patrimonio di cultura finanziaria, tecnologica e gestionale che perdurerebbe nel tempo, molto oltre la permanenza della figura inserita all’interno dell’organizzazione. 

 

Tim Management si avvale di una rete di professionisti competenti selezionati nel tempo e ordinati nel network per funzione e settore. Assistiamo le organizzazioni e gli imprenditori nella ricerca e nella selezione di figure come l’Interim CFO, che possono veramente impattare sulle performance aziendali, essendo operativi in tempi brevissimi e apportando valore all’organizzazione.