Il nostro team

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Cosa significano Private Equity, LBO, Going Private, Mezzanine

Pillole di Finanza aziendale: cosa significano Private Equity, LBO, Going Private, Mezzanine

 

Cos’è il Private Equity e cosa significa davvero?

Con Private Equity si indica un’attività di investimento sulle quote societarie di un’impresa. Questo intervento finanziario viene eseguito per contribuire alla crescita e allo sviluppo dell’azienda, con l’obiettivo ultimo di recuperarlo con profitto.

Le quote azionarie acquistate possono costituire, nella maggior parte dei casi, la maggioranza di controllo. Mentre le quote rappresentanti la minoranza sono più frequenti quando l‘azienda è in una fase di cambiamento generazionale ai vertici e necessita quindi grande esperienza manageriale per superare la crisi monetaria.

Di solito le società interessate da questa pratica finanziaria non sono quotate nel mercato finanziario e lo sbarco in borsa è spesso l’obiettivo dell‘ operazione di Private Equity.

Leveraged Buyout (LBO)

L’LBO è una tecnica, alcune volte utilizzata dai fondi di Private Equity, che prevede l’acquisto delle quote societarie tramite ricorso a nuovi debiti finanziari di importo elevato, successivamente saldati dal cash flow. L’LBO ha successo quando l’azienda produce stabilmente cash flow elevati che possano essere destinati al rimborso del finanziamento.

Going Private

In questo caso si compra l’azienda quotata in borsa, la si ritira dal mercato per migliorarla e ottimizzarne i processi per poi rivenderla,ristrutturata, privatamente.

Private Equity e finanza aziendale Tim Management

Mezzanine

La terza modalità consiste in un investimento di debito mezzanino. Questo tipo di debito è simile a un finanziamento soci: il rendimento dell’investimento viene garantito con alti tassi di interesse e una remunerazione legata alla redditività aziendale.

Come investire nei fondi di Private Equity

Gli investitori nei fondi di Private Equity sono principalmente banche e grandi investitori, In alcuni casi è possibile anche ai privati accedere ai fondi ed investire con capitali importanti.

Nel portafoglio dei Fondi si trovano sempre molte aziende.

La durata del fondo si suddivide in due fasi distinte:

Prima Fase: investimento massimo 5 anni, in cui il fondo esamina le varie opportunità di investimento e acquista le quote più interessante.
Seconda Fase: disinvestimento massimo 5 anni durante la quale non verranno affrontati altri investimenti ma ci si dedicherà alla valorizzazione delle aziende in portafoglio e alla successiva liquidazione.

Il rimborso agli investitori avverrà normalmente nel momento in cui le società vengono vendute.

Temporary Manager: chi è, quando serve e come si diventa

Temporary manager: chi è

Il Temporary Manager è una figura di alto profilo in grado di gestire le fasi strategiche di un processo aziendale. Il Temporary management è una soluzione moderna ed efficace in cui la gestione di un’impresa o di un progetto specifico vengono affidati a manager esterni. Questa figura rappresenta una soluzione intermedia, tra un consulente e un dirigente tradizionale, di cui l’impresa può servizi per migliorare le proprie performance.
Il Temporary Management è un’attività essenziale nelle fasi strategiche dello sviluppo aziendale, sia negative come nel caso di riduzioni di personale o riassestamento economico, che positive come nel caso di una crescita delle vendite o di sviluppo di nuovi business.

Temporary manager: quando serve

L’attività primaria di un Temporary Manager è quella di definire una strategia aziendale condivisa, monitorandone l’applicazione e impostando le basi di uno sviluppo che possa durare nel tempo. L’affidamento di un incarico specifico ad un Temporary Manager consente di agire in maniera efficace nella struttura aziendale, riducendo al minimo le tempistiche per il raggiungimento dell’obbiettivo. A fronte degli obiettivi concordati con l’impresa, il Temporary Manager progetta, propone e realizza interventi operativi, per migliorare le performance aziendali e le capacità di gestione. Il Temporary Manager non si limita solo ad analizzare la situazione attuale e progettare le soluzioni necessarie, perché si fa carico di realizzare “sul campo” gli obiettivi concordati.

Il Temporary Manager non è però da confondere con un dirigente a tempo determinato.

L’attività del primo è infatti finalizzata a realizzare un progetto di cambiamento aziendale preparando al tempo stesso, la struttura societaria alla propria uscita. Il dirigente con contratto a tempo determinato invece si concentra sulla continuità aziendale, oltre che sulla difesa e lo sviluppo del proprio ruolo all’interno della stessa. È dunque il fattore tempo che distingue in maniera determinante i due profili. Tanto più sarà efficace l’attività di Temporary Management nello svolgimento dell’incarico affidatogli, quanto prima la sua presenza non sarà più necessaria. La finalità di questo tipo di manager è il conseguimento dell’oggetto del suo incarico, non il prolungamento della sua presenza
in azienda.

Temporary Manager: chi è, quando serve e come si diventa

Temporary manager: come si diventa

Il Temporary Manager è un senior project manager, oppure un ex-dirigente o top manager, altamente qualificato e motivato, che ha scelto di mettere a disposizione le proprie competenze per la realizzazione di progetti sfidanti. Per ricoprire questo ruolo non è però sufficiente essere stato un manager di successo, perché per realizzare obiettivi importanti, in tempi ragionevoli servono specifiche competenze e caratteristiche personali, prima fra tutte la capacità di gestire lo stress.

Per poter assumere un ruolo da protagonista nel cambiamento aziendale, la caratteristica fondamentale è sicuramente quella di avere un atteggiamento mentale moderno, finalizzato a “lavorare per rendersi inutile, il prima possibile”. Il Temporary Manager oltre ad avere elevate competenze professionali che gli permettono di fronteggiare diverse problematiche in tempi rapidi, deve anche possedere doti di leadership in grado di coinvolgere la proprietà e il personale aziendale nella nuova visione aziendale che il cambiamento rende indispensabili.

Conseguire risultati concreti in tempi rapidi, è un’azione che richiede esperienza in diversi comparti di mercato.

Il Temporary Manager deve essere in grado di attingere dalle esperienze passate, al fine di trasferire all’interno delle realtà aziendali in cui è chiamato a intervenire, arricchendole.

Scopri di più sui servizi di Tim Management e Interim Manager.

Interim Management e Interim Manager

Interim Management e Interim Manager

L’Interim Management è la risposta alle esigenze dell’attuale scenario economico, basato sull’abbattimento dei confini e sull’inarrestabile innovazione tecnologica. Le società sono obbligate ad essere sempre più reattive ai cambiamenti. Questa esigenza è dimostrata dal fatto che le tradizionali fonti convenzionali di vantaggio competitivo non hanno più la stessa efficacia.

Oggi le società devono essere nella condizione di poter affrontare i cambiamenti, sia interni all’impresa che esterni alla stessa, in modo rapido, senza però dover rinunciare alle performance e al raggiungimento degli obiettivi. Nell’attuale panorama economico, la tradizionale mentalità dei manager è dunque sempre meno indicata per il raggiungimento della competitività strategica.

È indispensabile adottare una mentalità moderna, basata su concetti di flessibilità, rapidità decisionale e integrazione tra le attuali forme di lavoro.

L’Interim Management nasce in risposta all’esigenza di cambiamento continuo, con l’obiettivo di offrire soluzioni flessibili in ambito manageriale, grazie alla possibilità di inserire professionisti di alta levatura per un periodo di tempo limitato, tramite un contratto di consulenza a tempo determinato. L’Interim Management garantisce flessibilità con l’utilizzo contratti di somministrazione di profili senior finalizzati all’inserimento in azienda come project manager, specifici per situazioni di criticità. Assumere manager temporanei offre alle società benefici quali tempestiva disponibilità, alte qualifiche ed esperienze consolidata. Tali profili temporanei sono in grado di offrire un supporto alle risorse già presenti, in una fase critica come quella dei processi di cambiamento.

Interim Management e Interim Manager Tim Management

Interim Management: alcuni dati

Quanto emerge da un’indagine promossa da Leading Network, realizzata in collaborazione con Institute of interim management Italy, è la crescita nell’utilizzo del servizio di Interim Management. Attualmente si registra che tra il 10% e il 16% usano questa possibilità, con punte del 33% per le aziende più grandi. È dunque uno strumento di cui le aziende si avvalgono in misura sempre crescente, perché consente loro di dotarsi di risorse dall’elevato valore professionale e manageriale per il tempo necessario a gestire particolari progetti in un periodo di tempo determinato. Il concetto di Interim Management trova le sue origini nei paesi anglosassoni, ma si diffonde ai diversi Paesi Europei sotto forme ed interpretazioni diverse. Il ricorso all’Interim management si sta radicando in Europa come uno dei modelli privilegiati per gestire l’accelerazione del cambiamento e dell’innovazione nelle imprese.

In Italia si è affermato nel tessuto economico in modo estremamente lento, rimanendo relegato ad una nicchia di servizio paragonabile ad una consulenza atipica ed artigianale.

Questa scarsa diffusione rispetto agli altri paesi europei, deriva da peculiarità normative, storiche e culturali. È però possibile delineare una crescita dell’utilizzo di questo strumento sia da parte delle grandi aziende che da parte delle PMI. Nel 1995, oltre il 60% dei progetti di interim management riguardava ruoli di direzione generale, ad oggi tale percentuale è scesa al 14%, perché prevalgono ruoli specifici legati alle operations (28%), alle risorse umane (24%) e alla finanza (20%). Gli ambiti di applicazioni in cui i Temporary Manager sono strutturalmente chiamati ad operare sono principalmente aree di intervento risolutivo in momenti critici di passaggio quali fasi di start-up o di sviluppo di nuovi mercati o business.

L’Interim Management è dunque la soluzione per rimanere al ritmo con la competizione.

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I Sistemi di Allerta: obbligo od opportunità?

“Si stava meglio una volta quando le cose erano più semplici ed a portata di mano”. 

E’un sunto liberamente elaborato del pensare comune.
Sembrerebbe così. Ma questa affermazione è strettamente legata al ‘cambiamento’!
Il ‘cambiamento’ è generalmente rifiutato dal un punto di vista psicologico sostanzialmente per due motivi:

  • ogni individuo, anche imprenditore, si ricava la sua ‘confort zone’ dentro la quale opera con i suoi strumenti ed i suoi valori. Si dice: ‘Se ho sempre fatto ‘così’ ed ha funzionato, perché cambiare?’.
  • ogni individuo ha una naturale attitudine a resistere al ‘cambiamento’: forse un retaggio del processo evolutivo. 

Attenzione.

Oggi, più che mai, le imprese sono chiamate ad un continuo adattamento/cambiamento per poter sopravvivere o prosperare.
Si. Ma cambiare come?

  • All’interno di quale scenario temporale, tecnologico, competitivo, legale o finanziario?
  • In quale direzione?
    Con quali energie ed intensità?
  • Con quali strumenti di difesa?
  • Con quali margini di sicurezza economica, finanziaria, legale? O, al contrario, con quale margine di rischio?

Sicuramente domande non facili e per le quali non esiste una immediata ed unica risposta.
Una cosa è certa. L’imprenditore deve sempre prendere una ed una sola decisione alla volta ed il più delle volte è ‘solo’ nella gestione del processo decisionale.

I Sistemi di Allerta: obbligo od opportunità?

I Sistemi di Allerta: un’opportunità per poter prendere decisioni giuste: il ‘Cruscotto Aziendale’

Il processo decisionale e la modalità con cui si forma la decisione sono fondamentali sia per il successo dell’impresa, sia, nell’ottica di gestione della crisi, per scongiurare danni o maggiori danni, in caso di revisione dall’operato dell’imprenditore da parte di un Tribunale.

La nuova legge sulla crisi d’impresa coglie appieno questo aspetto. L’imprenditore, sia esso individuale o societario, deve prendere decisioni informate ovvero che si basino su dati ed informazioni corrette e veritiere. Decisioni frutto di un processo logico, verificato e verificabile.

Per ottenere ciò il legislatore obbliga chi gestisce l’impresa di dotarsi di un sistema amministrativo adeguato volto a garantire la permanenza od il recupero di quel bene aziendale che è la ‘continuità dell’impresa’.

Il tutto si riassume nel ‘cruscotto aziendale’ mutuando la terminologia del settore automobilistico.

Chi si metterebbe al volante di un’automobile che seppure funzionante non ha un cruscotto in cui è segnato il livello della benzina (capacità finanziaria), un navigatore od una cartina, alcune spie fondamentali come il livello dell’olio o la temperatura dell’acqua?
Senza, questa strumentazione si navigherebbe a vista e prima o poi saremmo costretti a chiamare il carrattrezzi o finiremmo fuori strada.

La metafora calza, ma nel modo del business c’è una difficoltà in più. La rete stradale del business non è allestita con segnali stradali o la segnaletica orizzontale. 

Nel mondo economico del business occorre avere la capacità di immaginare la strada, perché questa non è fisicamente tracciata e visibile.

E quindi, la segnaletica deve proiettarla l’imprenditore sul suo parabrezza. Si immagini una specie di head up immaginng.

Questo è quello che fa il ‘cruscotto aziendale’: 

  1. Proiettare il futuro: segnalare che c’è una curva (probabile riduzione del fatturato e sue conseguenze sulla cassa o raggiungimento del pieno utilizzo degli affidamenti bancari), che ci sono possibili pedoni che transitano (magazzino che si sta incrementando o costi di produzione in crescita e margini prospettici decrescenti), ecc.
  2. Prendere atto dello stato dell’auto: le normali spie come ad esempio il livello del carburante (scorte di magazzino sufficienti od eccessive), consumo medio del carburante (efficienza operativa di produzione), pneumatico con bassa pressione (indicatore di turnover del personale o basso utilizzo della capacità produttiva prospettica), pulsante di accensione dei fari, ecc.
I Sistemi di Allerta: obbligo od opportunità?

I Sistemi di Allerta: il Voucher Innovation Manager ed il Controllo di Gestione

Avvalersi della opera intellettuale di un manager che, entrando in azienda, impianti un sistema di Controllo di Gestione ed infine un Cruscotto Aziendale può rientrare nel voucher Innovation Manager, con una contribuzione fino al 50% dei costi sostenuti.

I Sistemi di Allerta: trasformare un costo percepito come spesa inutile in un proficuo investimento 

Mi sembra naturale concludere che sia opportuno dotarsi di un Cruscotto Aziendale e che invece non sia opportuno affidarsi alla navigazione a vista ovvero in assenza di segnaletica stradale, spie di allerta o bottoni di comando.

Un eventuale tribunale che valutasse l’operato dell’imprenditore che ha condotto la propria azienda a fari spenti non potrebbe che giudicare negativamente questo modo di fare.

Ecco perché, a parere di chi scrive, l’obbligo di istituire i nuovi sistemi di allerta è una grossa opportunità offerta agli imprenditori.