Il nostro team

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Il ruolo del CEO nel 2022, tra nuovi trend e necessità di cambiamento

I never want to do this last year again, but I have grown in ways I could never have predicted.”

Quali sono gli stati d’animo, le nuove tendenze e le criticità che i CEO si trovano ad affrontare nell’attuale contesto post-pandemia, caratterizzato da cambiamenti profondi non solo economico-politici ma anche e soprattutto socio-culturali?

 

La ricerca di Egon Zehnder

Per rispondere a questa domanda abbiamo ripercorso la recente analisi “It starts with the CEO”, condotta da Egon Zehnder, per evidenziare le nuove sfide che si presentano agli amministratori delegati nel contesto aziendale odierno, caratterizzato da un cambiamento sempre più rapido dei modelli tradizionali di management.

L’indagine ha coinvolto quasi 1.000 amministratori delegati di 19 paesi del mondo che hanno fornito oltre 5.000 riflessioni individuali e qualitative sul proprio ruolo professionale. I CEO intervistati, hanno rappresentato aziende di qualsiasi dimensione e assetto proprietario, e sono provenienti da tutti i principali settori merceologici. 

 

I CEO e le attuali sfide d’interesse globale

La maggior parte degli intervistati ha affermato che nell’ultimo periodo le proprie organizzazioni sono state costrette ad affrontare nuovi processi decisionali e cambiamenti accelerati, aggravati da una maggiore incertezza economica. 

D’altro canto, sfide e cambiamenti importanti possono non solo rappresentare fonte di stress ma anche portare una nuova energia positiva all’interno dell’organizzazione. Molti dei CEO intervistati hanno affermato di aver trovato negli stravolgimenti dell’ultimo periodo uno stimolo per l’apprendimento e il cambiamento.

Questi sono tempi entusiasmanti… una meravigliosa opportunità per pensare in modo nuovo a un modo completamente diverso di fare business“.

Eppure la collisione tra le difficoltà generate dalla pandemia da COVID-19, le crescenti richieste di giustizia sociale e le numerose preoccupazioni ambientali hanno messo a dura prova i CEO di tutto il mondo. 

Queste sfide si sommano ai megatrend che stanno sconvolgendo anche i modelli di business più consolidati: l’ascesa della digitalizzazione, le esigenze dei clienti in rapida evoluzione, l’emergere di nuovi concorrenti. Tutti cambiamenti che richiedono ai CEO di innovare a un ritmo e su una scala senza precedenti.

 

Affrontare il cambiamento partendo da sé stessi

Di fronte a cambiamenti tanto rapidi e complessi, sono numerosi i CEO che affermano l’importanza di riflettere su nuovi approcci lavorativi e nuove modalità di gestione delle attività, soffermandosi ad osservare ciò che accade nel mondo circostante e che spesso, nella frenesia del lavoro, non hanno mai preso in considerazione. 

Non puoi aspettarti che tutto cambi attorno a te mentre tu rimani lo stesso. La leadership richiede sviluppo ed evoluzione personale, al cui centro va posta la curiosità in termini di apprendimento e ascolto di ciò che sta realmente accadendo all’interno dei tuoi team e nel mondo” – ha affermato uno degli intervistati.

Uno dei risultati più sorprendenti della ricerca si riscontra nella profonda identificazione dei CEO nell’affermazione: “Come CEO, ho il compito di essere in grado di trasformare non solo la mia organizzazione ma anche me stesso” – condivisa dalla quasi totalità (99%) dei leader intervistati.

Circa l’80% dei CEO concorda fortemente sull’importanza di portare avanti un cambiamento organizzativo, di pari passo con il cambiamento personale.
L’elemento interessante è che questa percentuale appare triplicata dall’ultima ricerca di Egon Zehnder del 2019, sintomo (e risultato) dei nuovi cambiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi anni.

 

Ma quali sono dunque i principali risultati emersi dalla ricerca?

Sulla base delle risposte dei quasi 1000 amministratori intervistati, è possibile riassumere e individuare 4 concetti chiave che caratterizzano le necessità e i nuovi trend diffusi tra i CEO:

  • La figura del CEO è sempre più interconnessa con i grandi cambiamenti globali.
    Complessità e rapidi cambiamenti stanno infatti rimodellando il business e il ruolo del CEO. Il 90% degli intervistati ha convenuto che negli ultimi anni,la figura dell’amministratore delegato si è spostata al centro delle discussioni politiche e sociali, anche distanti dal business della propria azienda.
  • La necessità di un cambiamento personale
    I CEO riconoscono che devono cambiare se stessi prima di poter cambiare le aziende. Quasi l’80% dei CEO concorda fermamente sulla necessità di trasformare se stessi per evolvere la propria organizzazione.
  • L’obiettivo principale rimane la prosperità economica
    I CEO sentono ancora che il loro obiettivo principale è quello di garantire a lungo termine una solidità economica e finanziaria alla propria azienda.
    Allo stesso tempo numerosi intervistati concordano sul fatto che i valori sociali e ambientali sono di massima importanza per l’attuazione del cambiamento ma non rappresentano ancora la priorità principale: le metriche finanziarie tradizionali rimangono il driver decisionale dominante per la maggior parte dei CEO.
  • I CEO stanno migliorando la propria capacità  di essere adattivi, relazionali e consapevoli della propria figura.
    Gran parte degli amministratori delegati intervistati hanno confermato la tendenza diffusa a lavorare su sé stessi per sviluppare una nuova generazione di leadership, più aperta alla diversità e al cambiamento.
    Un lavoro mirato in particolare all’auto-riflessione, alla capacità di ascoltare i diversi punti di vista e di cercare feedback sinceri dai propri colleghi, membri del team e stakeholder.

 

CEO ad interim: un investimento per il futuro

TIM Management è la prima società italiana che si occupa di Interim Management, ed è in grado di ricercare con efficienza e rapidità anche alti profili manageriali come i CEO incontrando le esigenze specifiche delle aziende, di ogni settore e dimensione.

Oggi è in prima linea nell’affiancare l’imprenditore nelle sfide legate all’innovazione tecnologica e ai nuovi, sempre più sfidanti, scenari di business e del mercato del lavoro, in Italia e all’estero.

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Leadership post-Covid: le sfide per i leader del prossimo futuro

La pandemia di COVID-19 ha colpito duramente ogni settore e ogni aspetto della vita lavorativa, modificando profondamente anche il panorama imprenditoriale. 

Ai top manager è stato richiesto non solo di operare durante un periodo di forte incertezza e di prendere decisioni difficili in tempi ristretti, ma di riuscire anche a mantenere viva la fiducia e la credibilità della propria leadership, messa a dura prova durante la pandemia. 

Oggi i cambiamenti imposti drasticamente dalla crisi sanitaria si stanno consolidando in un nuovo modo di vivere e organizzare il lavoro in azienda (come abbiamo riportato in questo articolo), fatto di smartworking, alternanza in ufficio, nuovi strumenti digitali a supporto della gestione e dell’organizzazione del workflow.

Ma il cosiddetto “new normal” presenta ancora numerose sfide per i leader aziendali, ai quali sono richieste, oggi più che mai, specifiche competenze per affrontare con successo il cambiamento

Quali? Abbiamo individuato 3 aspetti fondamentali che i leader del prossimo domani dovranno tenere in considerazione per guidare con successo la propria organizzazione. 

  1. Responsabilità crescenti e approccio agileLa teoria della metodologia agile trova nell’incertezza e nell’imprevedibilità del tessuto economico e sociale odierno la sua massima funzionalità.
    Secondo uno studio condotto recentemente da Edelman sul livello di fiducia globale verso governi e istituzioni, aziende multinazionali e media, il 66% delle persone ritiene che i CEO e i grandi leader aziendali debbano assumere la guida del cambiamento senza aspettare il via libera dei governi.Queste grandi aspettative delle persone si traducono in una maggiore esposizione delle decisioni. I leader dovranno dunque essere in grado di affrontare le attuali sfide di interesse globale, mantenendo un approccio agile e flessibile di fronte al cambiamento.
  2. Le persone al centroEssere un leader oggi significa creare le giuste condizioni nella quali tutto il personale aziendale abbia la possibilità di crescere professionalmente e lavorare al massimo dell’efficienza.
    I leader di oggi e di domani devono essere trasparenti e realistici con i propri dipendenti, dimostrando sicurezza delle proprie scelte ma anche empatia verso le esigenze del singolo.
    Più aperte e sincere saranno le comunicazioni, più i dipendenti saranno coinvolti nel perseguimento degli obiettivi e nelle attività dell’azienda.Una vera leadership responsabilizza le persone, facendole sentire apprezzate per il proprio operato e fornendo loro tutto ciò di cui hanno bisogno per superare qualsiasi difficoltà.
    Con il consolidamento del lavoro ibrido, i leader dovranno trovare le migliori soluzioni per bilanciare il lavoro in ufficio con quello da remoto.
    Sarà fondamentale infatti lasciare ai dipendenti autonomia nelle decisioni e nella gestione del workflow, ma allo stesso tempo garantire coinvolgimento e allineamento con il resto del team e dell’azienda.
  3. Team ibridi, inclusivi e connessi
    Il mondo post pandemia sarà sempre più caratterizzato da team concretamente divisi tra spazi virtuali e spazi fisici, in luoghi diversi e persino in diverse organizzazioni.
    Tutto questo renderà più difficile la creazione di team solidi e connessi, aumentando potenzialmente i sentimenti di disconnessione e riducendo la soddisfazione sul lavoro.
    In risposta a queste criticità, i leader dovranno assicurarsi di garantire tutti gli strumenti e le occasioni affinché le persone riescano a superare i vincoli dettati dalla distanza e a creare reali momenti di relazione e condivisione.
    Sono numerose oggi le piattaforme digitali che permettono di lavorare a distanza senza perdere il contatto con le persone e con ciò che si sta facendo e numerose possono essere le iniziative per emulare la vita in ufficio, dalla pausa caffè condivisa, alle presentazioni via mail o videochiamata di un nuovo arrivato al resto del team.

 

Oggi è il momento di passare definitivamente da una gestione basata su dogmi del passato, autoritaria e distaccata, ad una leadership empatica e con uno sguardo rivolto alle sfide sociali ed ambientali, alla digitalizzazione, al futuro.

La diversità, l’inclusione, la salute mentale e il benessere dovranno continuare ad essere i punti centrali su cui i soffermarsi, creando canali di ascolto con i propri collaboratori e dipendenti, comprendendo le nuove esigenze delle persone e trasformando le esperienze della pandemia in nuove soluzioni per affrontare il cambiamento.

 

TIM Management è in grado di supportare le aziende nelle fasi di sviluppo e nella gestione del cambiamento con partner di alto profilo che hanno maturato una profonda esperienza sul campo. 

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La comunicazione a supporto del turnaround: perché è fondamentale

Un processo di risanamento aziendale si traduce come una forma di cambiamento della struttura organizzativa di un’azienda, caratterizzata inoltre dalla necessità di attuare la ristrutturazione con tempistiche limitate e spesso urgenti. 

Nell’affrontare una crisi aziendale o un periodo finanziariamente complicato, numerosi imprenditori sentono di aver esaurito tutti gli strumenti per far fronte alle difficoltà, trascurando completamente un fattore chiave: la comunicazione.

Il ruolo della comunicazione per un processo di ristrutturazione è infatti fondamentale sia nella sua componente interna, ovvero tutti quelli scambi aziendali e allineamenti interni che devono essere costanti ed efficaci, sia nella sua componente esterna, ovvero quella comunicazione rivolta agli investitori. Ma partiamo dalla prima.

 

Comunicazione interna: conversazione e condivisione per superare la crisi

Quando si parla di comunicazione aziendale non ci si riferisce unicamente agli incontri con i senior manager o ad una sporadica mail di aggiornamento. Si fa riferimento invece a qualsiasi tipo di comunicazione che avviene all’interno dell’organizzazione e che apre canali e nuove relazioni in tutti i livelli di business aziendali.

Spesso, infatti, le informazioni che provengono dai dipendenti, che mantengono un contatto diretto con i clienti e lavorano quotidianamente “sul campo”, possono rivelarsi estremamente utili in un contesto di turnaround, per comprendere cosa funziona maggiormente e cosa non funziona proprio. 

Quali sono dunque le azioni che un imprenditore o manager deve intraprendere per creare un ambiente aziendale in cui possano verificarsi reali scambi conversazionali e attivare una comunicazione diffusa ed efficace nei momenti di difficoltà che necessitano di un processo di turnaround?

  1. Valorizzare le conversazioni
    Quando un’azienda è in crisi, il supporto di tutti i componenti dell’organizzazione è fondamentale. Coinvolgere i propri dipendenti nelle diverse attività e renderli parte integrante della possibile soluzione crea consolidamento e lealtà.
  2. Diffondere una cultura di comunicazione aperta
    L’era digitale offre infinite opportunità di comunicazione e di canali di condivisione, ma è fondamentale non sottovalutare l’importanza degli scambi interpersonali. Creare un ambiente dove è possibile comunicare e interagire liberamente permette di approfondire le relazioni con i dipendenti e conoscere le complessità che coinvolgono il flusso di lavoro e che potrebbero riversarsi anche sui clienti. 
  3. Condividere la visione aziendale
    In un processo di turnaround, una volta che la nuova strategia è stata sviluppata e l’attività dell’azienda inizia a stabilizzarsi, è fondamentale comunicare la nuova direzione in modo chiaro e coinvolgente e assicurarsi che essa venga recepita e condivisa da tutti. Quando tutti i dipendenti comprendono realmente le caratteristiche del nuovo assetto aziendale e gli obiettivi prefissati, diventa più semplice superare la crisi e completare il turnaround.

Comunicare con gli investitori durante una ristrutturazione

Nei momenti di difficoltà, gli investitori esaminano attentamente ogni dettaglio per comprendere al meglio quali sono le prospettive e gli obiettivi dell’organizzazione. 

I manager coinvolti in un turnaround infatti, devono essere in grado di trasmettere un senso di umiltà riguardo a ciò che è andato storto ma allo stesso tempo devono dimostrarsi sicuri nel sapere come correggere gli errori commessi. 

Indipendentemente dal fatto che il turnaround prenda la forma di una ristrutturazione formale o di un reindirizzamento strategico, gli investitori guarderanno con attenzione le più piccole sfumature di ogni affermazione, rapporto, apparizione pubblica e metrica delle prestazioni. 

Come per la maggior parte delle situazioni complesse, non esiste un unico approccio per comunicare efficacemente con gli investitori durante i turnaround, ma come per la comunicazione interna, è possibile individuare alcuni fattori su cui porre l’attenzione. 

  • Comunicare secondo il punto di vista dell’investitore

Un turnaround di successo richiede collaborazione e coordinazione con gamma di parti interessate. 

Comunicare presto e spesso è fondamentale per creare una narrativa coerente e convincere gli stakeholder che il turnaround è una proposta vincente per tutti i soggetti coinvolti.

  • Prestare attenzione ai cambiamenti tra i principali azionisti

Un’analisi approfondita degli investitori interessati può aiutare i manager che stanno attuando il processo di ristrutturazione dell’azienda in difficoltà a valutare il probabile impatto dei vari miglioramenti. Comunicare le proprie azioni e le nuove strategie tramite interviste a giornali o società di comunicazione può rappresentare una scelta intelligente per capire se il cambiamento in atto è valutato positivamente dagli investitori. 

  • Esprimere una visione solida e specifica del futuro dell’azienda

Un’azienda che sta attuando un turnaround deve costruire una visione del futuro dell’organizzazione in maniera dettagliata e convincente, definendo precisamente i piani di azione per superare la crisi.

La nuova proiezione dovrebbe includere anche obiettivi finanziari di alto livello, con uno schema di come saranno raggiunti.


Il valore di un temporary manager nella gestione della comunicazione

L’inserimento di un manager ad interim esperto a supporto dell’azienda nella sua fase di crisi, può rappresentare la scelta migliore per aiutare l’organizzazione e i suoi manager a creare lo slancio di cui hanno bisogno per entrare in una nuova era di creazione di valore.

In TIM Management abbiamo consolidato negli anni numerose esperienze nel risanamento e nel rilancio di aziende in difficoltà e sappiamo come intervenire nella gestione efficace della comunicazione durante una fase così delicata. 

In base alle specifiche esigenze dell’organizzazione, interveniamo prontamente con le soluzioni più efficaci e con l’inserimento del manager più adatto per affrontare le sfide richieste dall’incarico in questione. 

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La chiave per un’operazione di M&A di successo è un’organizzazione adeguata

Costruire la giusta organizzazione per affrontare un percorso di M&A   

Dopo un 2020 in forte contrazione, il mercato M&A in Italia ha registrato una crescita vigorosa nel primo semestre 2021, che si rivelato il più ricco degli ultimi 5 anni sia per numero di operazioni concluse, 522 (+24,6% vs. 2020), che per controvalore complessivo, 42,4 miliardi di euro (+88% vs. 2020).

Ce lo dice il report di KPMG, pubblicato a Luglio 2021, che sottolinea la vivacità delle acquisizioni che ha caratterizzato il mercato domestico con ben 279 operazioni, portate a termine, soprattutto dalle PMI, la vera  spina dorsale dei distretti del nostro paese; un segnale incoraggiante che sottolinea come la ricerca di opportunità di M&A sia una delle modalità più efficaci adottate delle imprese per superare la crisi innescata del COVID.

In un contesto così dinamico, l’organizzazione interna continua a rappresentare uno degli asset più importanti per affrontare con successo un percorso di M&A, sia nel caso che l’azienda venga supportata da advisor sia, con un livello di criticità ancora maggiore, quando l’azienda voglia affrontare il deal, contando principalmente sulle risorse già presenti all’interno. 

Il Team di M&A deve possedere tutti gli skill adeguati ad affrontare un percorso lungo e insidioso, a partire dalla scelta del target e dalla necessaria fase di due diligence, per arrivare alla fase critica di integrazione del nuovo business e della sua organizzazione; quest’ultima fase richiede, per essere affrontata con successo, della guida di un Team solido, per dimensione, credibilità, struttura ed esperienza, in grado di mostrare la leadership necessaria a influenzare e guidare il resto dell’azienda. 

In pratica però ben poche aziende si presentano all’appuntamento con le skill adeguate, spesso si riscontrano Team di M&A ridondanti, con all’interno figure e skill non necessarie o, ancor peggio, Team limitati e con gap importanti nelle competenze essenziali. Sono entrambe situazioni che possono minare la riuscita dell’operazione e diminuire il valore per gli stakeholders. 

Secondo una survey pubblicata da McKinsey, le aziende high-performing ritengono in massima parte di avere all’interno dell’organizzazione le skills necessarie per portare a termine il percorso di M&A; vediamo qui i dati rispetto alle aziende non-performers da cui però possiamo anche riscontrare che anche le migliori organizzazioni evidenziano gap importanti, soprattutto nella fase critica dell’integrazione.

 

La strategia di M&A

Per valutare se le risorse interne sono adeguate, è opportuno verificare che siano presenti gli skill richiesti per ognuna delle fasi che compongono il percorso di M&A. Per la fase iniziale di screening delle opportunità e valutazione dei potenziali target è importante partire dalla strategia aziendale e dall’ampiezza e dal numero delle potenziali acquisizioni.

Ad esempio se la strategia aziendale è quella di crescere in un mercato ampiamente frammentato, sarà necessario dotarsi di un team con le competenze necessarie a valutare un numero elevato di potenziali target, tenendo in considerazione che in mercati di questo tipo la percentuale di target adeguati è molto limitata e che, per trovarne uno in linea con le aspettative, sarà probabilmente necessario valutare molte aziende, posizionate in geografie e contesti differenti.

Ovviamente un Team in grado di valutare un gran numero di aziende non può essere scelto solo sulla base delle tecnicalità legate al processo di due diligence; richiede un numero di manager più elevato con profonda conoscenza del mercato (i) di riferimento  e delle sue specificità; un Team che potrebbe anche rivelarsi ridondante nelle fasi successive ma che è indispensabile per effettuare uno screening corretto.

Al contrario, se l’azienda è in cerca di un’acquisizione strategica, non sarà necessario un grande lavoro di screening, i candidati per l’acquisizione saranno palesi mentre le difficoltà si presenteranno al momento di definire la strategia di acquisizione e nella preparazione dell’importante fase di integrazione tra due realtà ben dimensionate e che, in passato, avevano possibilmente operato come competitors. 

In questo caso sarà il Team di integrazione a dover essere sovradimensionato, dovendo includere tutte le funzioni e le unità di business e dovendo gestire un processo matriciale di grande difficoltà operativa e con tempi di implementazione importanti. Anche in questo caso parliamo di un Team che si può facilmente rivelare ridondante, una volta che l’integrazione sia stata completata.

Il ruolo del Team di M&A si può rivelare ancora più critico per l’azienda in caso di acquisizioni in mercati e settori industriali differenti da quelli tipici in cui opera l’azienda. In questo caso è necessario dotare l’organizzazione delle competenze necessarie ad effettuare la valutazione dei candidati ma anche a gestire il processo di integrazione, soprattutto nel caso di funzioni chiave come la ricerca e sviluppo e la logistica. Un discorso analogo si può applicare a mercati geograficamente lontani dove una conoscenza del territorio e anche della legislazione locale può risultare fondamentale per il buon esito del processo di acquisizione.

In sintesi, la numerosità e le competenze necessarie a un Team di M&A non possono essere standardizzate e molto spesso si presentano necessità differenti lungo il percorso di acquisizione e integrazione; in caso di mercati frammentati e acquisizioni molteplici potrebbe essere opportuno dotarsi di un team con competenze allargate e composto da una numerica di manager sufficiente a coprire le varie attività; al contrario, in caso di acquisizioni mirate, in mercati conosciuti, potrebbe essere sufficiente un piccolo team di M&A che agisca in una logica di progetto con un mix di competenze molto più verticali.

Il processo di M&A e la scelta del Team che lo guida si presenta sempre più critico in aziende di dimensione limitata, quali sono la maggior parte delle nostre PMI, dove non è quasi mai presente un leadership Team che abbia già al suo interno tutte le figure e le competenze adeguate ad affrontare il processo di M&A e dove le stesse business unit non hanno sempre a disposizione le risorse necessarie a formare un Team dedicato.

 

La scelta del Team di M&A e gli errori da evitare

Possiamo quindi concludere che la scelta del Team di M&A, la sua numerosità e composizione sono certamente chiave nella riuscita di un progetto di acquisizione e vanno tarati in funzione delle caratteristiche del deal e dell’organizzazione aziendale. Il supporto di un Advisor esterno alle PMI è spesso consigliabile per affrontare il progetto di M&A ma deve essere sempre accompagnato dalla presenza di un management competente all’interno dell’azienda, che vada a comporre il Team di M&A, operando insieme all’Advisor e ai Partner.

Come abbiamo visto, molto spesso si tende a costruire il Team di M&A senza tenere presente le effettive esigenze di organico che si presenteranno una volta concluso il processo di integrazione del nuovo business e questo porta a problemi di gestione del management che sono evidentemente più critici per le PMI che non hanno la possibilità di riallocare facilmente le figure che si rivelassero ridondanti.

Allo stesso tempo, alcuni percorsi tipici di M&A richiedono necessariamente Team interfunzionali con forti competenze di settore o di mercato e non possono essere portati a termine con risorse limitate o con skills non in linea con le necessità del progetto.

Si deve altresì considerare l’importanza fondamentale di una leadership autorevole e condivisa del processo di M&A che si rivela indispensabile nel caso di necessità di integrazione di culture aziendali differenti e di ridimensionamento di funzioni e responsabilità derivanti dall’integrazione di funzioni aziendali e di intere business unit.

In quest’ottica è spesso utile per la PMI che vuole affrontare con successo uno o più progetti di M&A considerare l’opportunità di inserire in azienda dei manager che conoscono il settore e il mercato e che hanno già affrontato situazioni simili. 

Il temporary management può essere la scelta corretta per la PMI che vuole affrontare il processo di M&A con il supporto di manager che si portano dietro un bagaglio importante di esperienza e in grado di gestire le varie fasi dell’acquisizione e dell’integrazione; perché per progetti così strategici è importante che la squadra sia al livello delle sfide che l’azienda sta affrontando.  E tutto questo senza appesantire l’organizzazione con risorse che potrebbero rivelarsi ridondanti, una volta superato il periodo di integrazione.

Integrare con successo un’azienda è un percorso difficile perché ci si trova a operare in una situazione di grande stress organizzativo; nelle aziende acquisite le strutture organizzative e gestionali sono sotto pressione in un passaggio dove è spesso necessario rivedere i processi, gestire le relazioni sindacali e a volte dover gestire correttamente anche un ridimensionamento degli organici

Sono percorsi dove è richiesta una grande esperienza e competenza, che raramente si trovano all’interno dell’organizzazione e dove la presenza di manager esterni contribuisce a rendere meno traumatico e conflittuale il processo di gestione del Team di M&A e la sua relazione con i vari livelli di management interno.

 

Federico Costa ha maturato consolidata esperienza sia nella gestione e negoziazione di operazioni straordinarie di M&A, Restructuring e Turnaround sia nella gestione operativa ricoprendo per 15 anni il ruolo di Amministratore Delegato in aziende di diversi settori. Dal 2014 ha gestito come advisor diversi progetti di restructuring in diversi settori industriali: meccanico, impianti industriali, della ceramica, della stampa, ecc.

 

TIM Management si occupa di consulenza aziendale e in particolare di temporary management, turnaround e restructuring  mettendo a disposizione delle piccole e medie imprese un database di manager esperti che hanno una conoscenza diretta di un settore e  un percorso consolidato all’interno di determinate funzioni aziendali. 

I progetti vengono sempre seguiti con la supervisione di un Senior Partner con lunga esperienza manageriale come amministratore delegato e direttore generale che ha già vissuto le difficoltà del cambiamento dei progetti all’interno dell’azienda. Inoltre è attiva una società consociata di TIM Management, CDI Global, operante all’interno di un network internazionale, che svolge attività di M&A e si occupa di supportare l’azienda nel reperimento di capitali. 

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Ristrutturazione e Temporary Management: come supportare le aziende in difficoltà finanziarie

I gravi effetti della pandemia da Covid-19 hanno generato una diffusa esigenza di interventi tempestivi di ristrutturazione aziendale e di turnaround. Molti imprenditori però, faticano ad accorgersi tempestivamente la necessità di un supporto esterno, rischiando così di aggravare situazioni finanziarie già in parte compromesse.

 

Anticipare la crisi per uscirne più facilmente

Prima ancora di ricevere supporto da una società di consulenza o di temporary management, è infatti fondamentale che l’imprenditore acquisisca la consapevolezza della situazione di crisi della propria azienda e si renda conto che l’intervento di un manager esperto,  che ha già vissuto in prima persona situazioni analoghe è quanto mai opportuno e può essere un fattore critico per la sopravvivenza stessa dell’azienda. 

Secondo un framework sviluppato da Acuity Knowledge Partners, i segnali di una crisi aziendale imminente ruotano principalmente attorno a due tipologie di fattori:

  1. Operativi, ovvero quei segnali che si esplicitano nel deterioramento dei KPI operativi, in licenziamenti di massa, frequenti cambi di gestione, un contesto normativo avverso e una riduzione dei programmi di capex.
  2. Finanziari, e quindi liquidità in calo, flusso di cassa negativo, violazione dei patti di debito, problemi con debiti e crediti, calo dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni, crollo della redditività e declassamento del rating del debito.

Una volta che l’imprenditore o i vertici dell’organizzazione hanno compreso lo stato di emergenza, rivolgersi ad una società esterna con anni di esperienza nel settore può spesso rappresentare il primo step per iniziare un processo efficace di risanamento aziendale.

 

Affrontare la ristrutturazione affidandosi ad un manager qualificato

Nella maggior parte dei casi nei quali si manifesta una crisi finanziaria è infatti necessario un intervento di ristrutturazione che prevede un’accurata gestione di situazioni di tensione di liquidità e la creazione di solide relazioni con i creditori

Un progetto di ristrutturazione prevede l’inserimento immediato del manager più adatto per affiancare o guidare il team dell’organizzazione e agire rapidamente per salvaguardare la continuità aziendale. Se l’inserimento viene effettuato in maniera tempestiva ed efficace e il manager inserito possiede le competenze specifiche richieste, il superamento della crisi diventa un obiettivo concreto e realizzabile.

Molte imprese italiane (e non) tendono però a posticipare il ricorso a società in grado di avviare un processo di risanamento della crisi, e le attivano solo quando questa si è già aggravata ed è diventata complessa da superare o addirittura irreparabile.

Per questo motivo, nel caso in cui le aziende siano già entrate in una condizione di grave crisi economica e facciano seriamente fatica a soddisfare gli obblighi finanziari, è importante velocizzare quanto possibile il processo di inserimento di un manager esperto per permettere un intervento tempestivo. 

Il manager qualificato avvierà rapidamente un piano di gestione della crisi e di collaborazione con il management interno, e il reperimento delle risorse finanziarie necessarie al turnaround sarà subito parte integrante dello sforzo di ristrutturazione. 

 

Crisi e restructuring: come interviene un temporary manager

Un servizio di temporary management che sia efficace per il risanamento di un’impresa include innanzitutto una diagnosi iniziale del problema, che verte sull’identificazione dei fattori che hanno provocato le difficoltà finanziarie, sull’identificazione dello stadio della crisi e sulla sua relativa valutazione. 

Viene poi steso il piano di azione, che prevede generalmente una gestione della liquidità a breve termine e dei problemi relativi al capitale circolante. 

L’intervento è inoltre volto a raggiungere un efficientamento dei costi, valutando attentamente priorità ed esigenze aziendali per scegliere e implementare le attività di riduzione dei costi, attraverso la progettazione e l’attuazione dei piani di efficientamento.

Il temporary manager può infine intervenire direttamente sul modello di business, ripensando i modelli operativi del core business, al fine di creare nuovo valore per l’azienda ed aumentare l’efficacia organizzativa attraverso una razionalizzazione delle risorse. 

 

TIM Management: anni di esperienza nel campo della ristrutturazione

A causa del deterioramento dei mercati, l’esigenza di interventi efficaci e tempestivi di turnaround è sempre più diffusa e, per questo, diventa fondamentale per le imprese trovare dei solidi punti di riferimento a cui richiedere supporto.

Con oltre 30 anni di attività sul campo, TIM Management ha accumulato esperienze significative e solide competenze nel risanamento e nel rilancio di aziende in difficoltà.

In base alle specifiche esigenze dell’organizzazione, interveniamo prontamente con le soluzioni più efficaci e con l’inserimento del manager più adatto per affrontare le sfide richieste dall’incarico in questione.