Il nostro team

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

I Pilastri Strategici per Affrontare la Crisi del Settore Manifatturiero

La combinazione di inflazione elevata, e conseguenti politiche monetarie restrittive della BCE,  carenza di personale qualificato, contesto geopolitico difficoltoso,  hanno creato uno scenario sfidante che ricorda, se non supera, le difficoltà del 1929. Tuttavia, esistono alcune strategie chiave che le imprese possono adottare per superare questa congiuntura critica e posizionarsi per una ripresa solida e sostenibile. 

 

Investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S)

In un contesto globale in cui la competizione sui costi di produzione è dominata dai mercati asiatici, la capacità di innovare diventa il principale fattore di differenziazione. Le aziende devono destinare risorse significative alla ricerca per anticipare le esigenze del mercato e sviluppare soluzioni tecnologicamente avanzate. E’ perciò richiesto un approccio sistematico al marketing strategico e alla customer intelligence, affinché l’innovazione risponda in modo proattivo alla domanda emergente. Secondo i dati del PMI Index, la riduzione degli investimenti in R&S è una delle cause principali del calo della competitività delle PMI italiane.

Valorizzazione del Brand

Il valore del marchio, sinonimo di qualità e fiducia, rappresenta un asset strategico per le PMI italiane. Questo vale sia per i marchi noti a livello globale, sia per le realtà che operano in nicchie di mercato altamente specializzate. Le aziende che hanno mantenuto una forte identità di brand sono risultate più resilienti alle crisi economiche. In un periodo di incertezza, il brand non è solo una leva di marketing, ma uno strumento per consolidare le relazioni con i clienti e i partner commerciali, sia nazionali che internazionali.

Internazionalizzazione Integrata

L’internazionalizzazione non può più limitarsi all’esportazione di prodotti. Le PMI hanno la necessità di adottare un approccio globale che coinvolga il branding, le operazioni commerciali, le partnership strategiche e, dove possibile, la produzione. Aziende simbolo dell’imprenditoria italiana – un esempio su tutti: Luxottica – dimostrano come una presenza internazionale integrata possa offrire un vantaggio competitivo sostenibile. Inoltre, la ricerca di investitori e partner stranieri può fornire risorse finanziarie essenziali in un contesto di accesso al credito relativamente limitato. La capacità di attrarre investimenti esteri rimane una delle sfide maggiori per le imprese italiane, spesso frenate da una cultura aziendale poco orientata alla globalizzazione.

Pianificazione Strategica a Medio Termine

Un approccio orientato al medio termine è essenziale per bilanciare le esigenze immediate con la sostenibilità futura. Le decisioni aziendali devono saper evitare le soluzioni a breve termine che compromettano il valore del brand e la redditività a lungo termine. Un esempio classico è rappresentato dalle politiche di vendita aggressive nel settore automotive che, se non gestite correttamente, possono ridurre drasticamente il valore del mercato dell’usato e la marginalità della rete distributiva. La pianificazione strategica richiede di superare il cosiddetto “strabismo aziendale” tra gestione operativa quotidiana e visione strategica per il futuro.

La Gestione del Capitale Umano

Le persone sono il fulcro di qualsiasi strategia aziendale di successo. Tuttavia, molte PMI italiane stanno adottando politiche di riduzione dei costi che penalizzano il personale più esperto a favore di figure più junior. Questa scelta può fornire sollievo finanziario immediato, ma compromette gravemente le performance a lungo termine. Secondo un’indagine recente, il 70% delle PMI italiane fatica a trovare personale qualificato, un problema che può essere ulteriormente aggravato dalla perdita di competenze senior. Le aziende di successo sono quelle che combinano una governance familiare, orientata al lungo termine, con un management professionale dotato di reali poteri decisionali.

In un contesto segnato dalla crisi del manifatturiero e dalle incertezze macroeconomiche, le PMI italiane devono puntare su innovazione, branding, internazionalizzazione e pianificazione strategica. La capacità di gestire questi quattro pilastri, insieme a una valorizzazione del capitale umano, determinerà chi riuscirà a prosperare nonostante le difficoltà strutturali del sistema economico. E per farlo, devono scegliere manager esperti, con competenze multi settore, e pronti anche ad affrontare situazioni difficili o contesti altamente sfidanti. Con oltre 35 anni di esperienza e un network di professionisti dotati di competenze multisettoriali, Tim Management è il partner giusto per supportare le aziende nel cambiamento e nei momenti più delicati della vita aziendale. Contattaci per costruire insieme un futuro aziendale vincente e duraturo.

Il Cost Management: portatore sano di Ebitda

Il Cost Management è in grado di aumentare l’efficienza e la marginalità delle imprese di ogni settore e dimensione generando risparmi effettivi e rapidamente implementabili, quantificabili in un 16% dei costi operativi, e un impatto importante sull’EBITDA aziendale, fino al 5%.

Per le aziende la competitività e la sostenibilità nel tempo sono strettamente dipendenti dalla capacità di offrire prodotti e servizi distintivi e di qualità, in modo efficiente, mantenendo una sufficiente marginalità. L’efficientamento dei costi gioca un ruolo fondamentale in questa dinamica perché incide direttamente sull’EBITDA e assegna alla Direzione Acquisti, che gestisce mediamente il 60% dei costi aziendali, un ruolo importante nel mantenimento di un equilibrio virtuoso tra margini e qualità.

Sono proprio le Direzioni Acquisti che possono utilizzare i servizi di cost management professionali per ottenere efficienze importanti senza modificare la qualità e, nella maggioranza dei casi, senza la necessità di modificare radicalmente il parco fornitori preesistente.

Si possono ottenere risultati estremamente significativi in tempi relativamente rapidi, si va dai 15 giorni necessari a formulare raccomandazioni di efficientamento per vigilanza e strumenti come i carrelli elevatori, fino a un massimo di 70 giorni per analisi più articolate, come nel caso degli imballaggi o della logistica. Ovviamente la durata è anche legata al numero di sedi da analizzare, dalla complessità del business e dalla natura dei contratti (leasing vs. acquisto).

Un paio di casi pratici per meglio inquadrare le opportunità offerte da questo strumento.

Il primo riguarda una multinazionale tedesca con filiale produttiva in Italia, leader nel settore della componentistica automotive, con un fatturato di 120 milioni di euro. L’azienda ha attivato un progetto di efficientamento con l’obiettivo di ottimizzare i costi di acquisto del gas, pari a circa 3 milioni di euro all’anno. Il team del committente era composto dal CEO, dall’Energy Manager e dal CFO dell’azienda. La fase di analisi è durata per circa 2 mesi con focus sui contratti esistenti e sull’andamento dei costi del gas, definendo potenziali miglioramenti sui contratti esistenti e producendo uno studio dettagliato sulle effettive esigenze produttive. A questa fase è seguita quella di implementazione che, partendo dalla condivisione degli obiettivi strategici con i fornitori e dalla negoziazione dei termini dei contratti con i fornitori esistenti e con quelli emersi dalla presentazione di nuove offerte, è arrivata a definire i nuovi contratti di fornitura, in linea con gli obiettivi del brief. Il risultato si è concretizzato in un risparmio superiore a 800.000 euro nei primi sei mesi, corrispondente a un 27% del totale.

Come è stato possibile raggiungere in relativamente poco tempo un risultato così eclatante? Vediamo come: innanzitutto attraverso una rigorosa analisi di processo, mirata al recupero di efficienza in tutte le attività appaltate, poi garantendo un affiancamento professionale nelle negoziazioni e un trasferimento di know how dal consulente e, infine, identificando una nuova risorsa, scelta internamente, per seguire la categoria e la sua evoluzione.

Il progetto è poi proseguito con revisioni bimestrali strutturate dei risultati delle azioni.

Un secondo caso pratico è relativo all’ottimizzazione del costo di acquisto di imballaggi in area food. La committente è un’azienda leader operante nel settore dei prodotti dolciari con un fatturato di oltre 200 milioni di euro, sviluppato in Italia e all’estero. L’azienda è stata acquisita da un fondo di private equity che ha scelto un consulente per supportare il management nella ottimizzazione dei costi degli imballaggi food in carta e plastica, pari a circa 21 milioni di euro, un’attività core con elevato impatto sui costi di produzione.

Il processo si è sviluppato in maniera analoga al precedente con una prima attività di analisi dei costi del packaging e di analisi fisica dei campioni prodotti, insieme ad un’analisi puntuale dei fornitori esistenti, delle specifiche e dei contratti in essere, senza tralasciare il processo produttivo e le linee di produzione. Dall’analisi è emersa la strategia da seguire con i fornitori (soluzioni one-stop-shopping, best-of-breed,…) e si è attivata la ricerca di nuovi fornitori e una negoziazione con i fornitori esistenti per valutare le offerte e definire nuovi contratti di fornitura. Non è stata trascurata nemmeno l’implementazione di nuovi investimenti per l’ottimizzazione del processo produttivo e delle linee di produzione.

Il risultato è stato un risparmio di oltre 700.000 euro grazie ad azioni mirate di:

  • Economia di scala: concentrazione degli acquisti sui principali fornitori.
  • Policy di approvvigionamento: individuazione di due nuovi fornitori per ogni categoria (carta e plastica) in grado di soddisfare le nuove esigenze tecniche del Cliente.
  • Refresh degli accordi pregressi: rinegoziazione dei contratti con i 4 fornitori rimanenti, utilizzando i nuovi contratti come benchmark.
  • Ottimizzazione dei processi: consigli tecnici di gestione del processo imballaggi con i nuovi fornitori che hanno, di fatto, comportato benefici economici per il Cliente.

Per portare a termine attività di efficientamento costi di questa portata e impatto serve un partner che abbia competenze consolidate e un team con esperienza solida e articolata nei vari settori industriali. Corporate Consulting è una società che si occupa di migliorare i risultati aziendali, generando margini aggiuntivi attraverso l’efficientamento dei costi operativi. La società, operativa dal 1998, garantisce ai Clienti efficienza produttiva e marginalità economico/ finanziaria, ottimizzando i costi operativi ed eliminando gli extra costi di fornitura, facendo emergere risparmi effettivi, rapidamente implementabili e durevoli grazie al trasferimento in azienda del suo know how. La metodologia di lavoro è basata sull’ottimizzazione dei driver di costo specifici per categoria e sull’esperienza del team interno. Negli ultimi 20 anni sono stati realizzati più di 250 progetti, con risparmi effettivi medi del 16% realizzati con progetti mirati e customizzati. Il team di Corporate Consulting è composto da 30 tra Partner e professionisti.

Di questo tema ha parlato in uno dei webinar di TIM Management Gianfranco Minutolo, Founder & Partner di Corporate Consulting Srl e Coordinatore Tecnico Scientifico del corso “Networking Excellence del Sole 24 ORE Formazione.
Leggi l’intervista al dott. Gianfranco Minutolo sul sito di Elite di Borsa Italiana.
https://www.elite-network.com/it/news/corporate-consulting-the-healthy-ebitda-bringer

Per contattare il Dott. Minutolo scrivere a: minutolo@corporate.it

Guarda la registrazione del webinar:

https://www.youtube.com/watch?feature=shared&v=SEdx1I-zlSg

Scarica la presentazione del webinar

https://drive.google.com/file/d/11Tst5JwASXqBqhG0gbuLLY1kQKWg4Nd0/view?usp=sharing

 

 

 

Cybersecurity: un tema centrale per chi si occupa di finanza e della sicurezza aziendale

L’economia globale ha iniziato il 2024 con un forte slancio, grazie a fattori favorevoli come la riduzione della pressione sulla catena di approvvigionamento e la moderazione dell’inflazione. Tuttavia, permangono sfide significative come le tensioni geopolitiche e un controllo normativo sempre più stringente.
Questi fattori stanno mettendo alla prova la resilienza dei modelli di business nei servizi finanziari, spingendo i leader del settore a esplorare nuove strade per creare valore e gestire i rischi emergenti relativi alla sicurezza informatica e alla gestione della privacy.

 

Nel prossimo anno, il contesto macroeconomico relativamente instabile metterà alla prova il settore dei servizi finanziari. L’evoluzione continua delle tecnologie sta esponendo le aziende a nuove forme di vulnerabilità; da un lato, la proliferazione digitale rende difficile allineare le iniziative di crescita con i requisiti normativi in costante evoluzione, dall’altro l’aumento della domanda di esperienze personalizzate comporta nuove sfide legate alla sicurezza e alla privacy dei dati, rendendo la gestione dell’identità digitale sempre più complessa e critica. Inoltre, la crescita esponenziale dei dati e l’adozione pressoché universale di sistemi basati su cloud hanno ampliato le aree di potenziale rischio di cyber attacchi, mettendo in evidenza le lacune nella gestione delle vulnerabilità e nella capacità di affrontare tempestivamente gli incidenti. È oggi indispensabile intensificare il dialogo tra gli esperti di sicurezza informatica e i dirigenti aziendali per migliorare la preparazione ai potenziali problemi e sviluppare strategie basate sull’innovazione tesa a migliorare la sicurezza dei sistemi aziendali.

Navigare in un Ambiente Normativo con Confini Globali Sfumati

Mentre il settore dei servizi finanziari continua ad avanzare con innovazioni tecnologiche sempre più sofisticate, le autorità di regolamentazione rispondono con nuovi standard di sicurezza informatica per gestire una governance sempre più critica. I professionisti della sicurezza affrontano l’arduo compito di trovare una sintesi tra un mondo sempre più senza confini e la necessità di controlli di sicurezza adattabili ai requisiti locali. In questo contesto entrano in gioco le regolamentazioni locali, spesso significativamente diverse da un paese all’altro. E questo perché i diversi interessi nazionali hanno generato diversi requisiti normativi sulla sovranità dei dati e sugli standard di sicurezza. Mantenere l’accessibilità globale, mantenendo allo stesso tempo i sistemi conformi alle normative nazionali, richiede investimenti strutturali e, spesso, modifiche operative non banali. Basti pensare alle catene di fornitura che si estendono attraverso i continenti, le cui vulnerabilità si sono moltiplicate a causa dei diversi controlli informatici e dei crescenti requisiti di trasparenza. Garantire la sicurezza e la conformità per ogni entità coinvolta richiede controlli e supervisione rigorosi, e questo aumenta le complessità e i costi. 

Fissare le attività essenziali è un buon inizio, bisogna innanzitutto: 

  • Costruire un quadro di conformità normativa resiliente

  • Migliorare la capacità di controllare e gestire i dati, investendo in data center locali e tecnologie cloud con opzioni di archiviazione coerente con la normativa dello specifico paese o area geografica in cui si opera

  • Rafforzare la sicurezza delle catene di fornitura

  • Stabilire standard univoci  sulla privacy

  • Sfruttare le tecnologie per l’automazione della conformità normativa (attraverso l’AI, o anche la blockchain) 

 

Potenziare la sicurezza attraverso l’automazione

Con il crescente passaggio ai sistemi basati sul cloud e al lavoro remoto, il volume di dati che necessitano di protezione è aumentato notevolmente, e con essi le possibilità di attacchi informatici. Come possono i team responsabili della sicurezza rilevare le minacce sempre più frequenti e identificare a cosa dare la priorità? Uno dei modi più efficienti di risolvere questo problema è attraverso l’automazione.

  • Gestione delle vulnerabilità basata sull’apprendimento automatico. Le organizzazioni finanziarie sono incoraggiate a rinnovare i propri programmi di gestione delle vulnerabilità per eliminare i colli di bottiglia. L’automazione può aiutare a stabilire le priorità e a correggere le vulnerabilità ad alta e bassa criticità, utilizzando soluzioni policy-as-code.

  • Flussi di lavoro automatizzati per la gestione delle risorse. Processi avanzati di rilevamento automatizzato possono convalidare in modo più efficace i metadati e la proprietà delle risorse, fornendo aggiornamenti continui e in tempo reale dell’inventario delle risorse e garantendo un’applicazione accurata dei protocolli di sicurezza.

  • Controlli proattivi di risposta agli incidenti. E’ opportuno enfatizzare i controlli proattivi per bloccare e rispondere automaticamente alle potenziali minacce alla rete. L’implementazione di misure avanzate e automatizzate di contenimento e blocco può limitare la diffusione di attività dannose, riducendo così al minimo l’impatto degli incidenti di sicurezza.

Con l’automazione delle procedure di sicurezza, le istituzioni finanziarie possono proteggere l’ecosistema delle terze parti, valutare le vulnerabilità ed esporre i collegamenti deboli all’interno degli ecosistemi dei fornitori. Utilizzando l’intelligenza artificiale e il machine learning, ad esempio,è possibile centralizzare i processi di sicurezza critici per le aree ad alto rischio, consentendo ai team di sicurezza di ottenere tempi di risposta più agili ed efficienti. 

Ma in sintesi, quali sono le priorità per i professionisti della sicurezza che operano nel settore dei servizi finanziari?

  1. Sviluppare e Implementare un Quadro Sofisticato per la Conformità Normativa. Adattarsi a leggi diverse e in continua evoluzione nelle giurisdizioni.
  2. Allineare gli Investimenti per l’Infrastruttura Locale e le Tecnologie Cloud. Soddisfando i requisiti di sovranità dei dati.
  3. Stabilire Rigorosi Processi di Verifica e Monitoraggio. Garantendo la sicurezza della catena di approvvigionamento.
  4. Sfruttare Tecnologie Innovative. Utilizzare le nuove tecnologie – intelligenza artificiale, machine learning e blockchain, tra le varie –  per automatizzare le attività di conformità.
  5. Implementare l’Automazione per una Gestione Efficace delle Vulnerabilità. Rispondere proattivamente agli incidenti e costruire un modello di prevenzione efficace.
  6. Rafforzare le Strategie di Gestione dell’Identità e degli Accessi dei Clienti. Migliorare sicurezza ed esperienza del cliente.
  7. Incorporare l’Analisi dell’Identità. Per il rilevamento e la prevenzione avanzata delle frodi.
  8. Sostenere Pratiche di Autenticazione Standardizzate. Uniformare i protocolli di sicurezza nel settore. 

Mentre le multinazionali sono spesso all’avanguardia nell’adottare le tendenze emergenti, le aziende più piccole possono essere meno preparate a gestire queste complessità. Attraverso partnership strategiche, però, le imprese possono beneficiare della conoscenza condivisa e migliorare la loro posizione di sicurezza in risposta all’evoluzione delle richieste normative globali. 

TIM Management offre da più di 35 anni supporto manageriale alle aziende, con competenza e coraggio. Fornendo soluzioni per favorire la crescita attraverso una pianificazione strategica solida e agile allo stesso tempo. Rappresenta il partner ideale per affrontare i cambiamenti. La sua rete di professionisti esperti, dotati di una visione a lungo termine e di competenze multi-settoriali, rappresenta la scelta perfetta per sostenere l’azienda. Contattaci per costruire insieme un futuro aziendale vincente e duraturo.

Rafforzare la collaborazione tra CdA e CEO: strategie per una leadership efficace

Come una maggiore sinergia nella relazione tra CdA e management può permettere di affrontare con successo le sfide aziendali

 

La collaborazione come pilastro strategico

Il Consiglio di Amministrazione, con un ruolo che nel contesto attuale diventa sempre più impegnativo e sfidante, può beneficiare di una relazione più stretta e di un coordinamento efficiente con il CEO; vicinanza e sintonia tra CdA e CEO possono favorire la crescita e aumentare il valore aziendale. Oggi, essere un membro del CdA è più complesso che mai, con responsabilità che influenzano in modo crescente le decisioni strategiche.

Un contesto aziendale in continua evoluzione

I risultati del sondaggio globale McKinsey confermano che il lavoro dei CdA è diventato più impegnativo, richiedendo una maggiore esperienza e più impegno, anche in ambiti e funzioni che, in passato, i CdA non si trovavano ad affrontare così di frequente. Le sfide odierne includono temi come l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica e la sostenibilità ambientale: campi di discussione che raramente si presentavano sul tavolo dei Board, fino a pochi anni fa. Due terzi dei direttori intervistati hanno notato un aumento della complessità delle loro responsabilità negli ultimi anni, e, allo stesso tempo, hanno confermato che il lavoro di supervisione delle decisioni strategiche riveste un ruolo ancora più essenziale. 

Come i direttori affrontano la complessità crescente

Per gestire queste sfide, migliorare la collaborazione con il Management Team è emersa come la risposta più adeguata. Secondo il sondaggio, il 59% dei direttori ha intensificato la cooperazione con i dirigenti, mentre oltre la metà dedica più tempo al lavoro del CdA  rispetto agli anni passati. Dal 2019 al 2023, il tempo medio speso per attività del CdA è passato da 25 a 30 giorni all’anno.

Benefici di una collaborazione più profonda

Nonostante il riconoscimento universale dell’importanza della collaborazione, emerge che solo un terzo degli intervistati ritiene che il proprio CdA collabori in modo sufficientemente efficace con il CEO. E questo, nonostante sia oramai certezza diffusa che una collaborazione efficiente possa permettere di concentrarsi più efficacemente sulle questioni aziendali più urgenti, e comprendere meglio e più a fondo le dinamiche dell’ambiente competitivo. I CEO traggono vantaggio da queste interazioni, ottenendo prospettive differenti sulla situazione aziendale, rafforzando la fiducia nell’organizzazione e delineando meglio il quadro delle responsabilità.

Strategie per migliorare la sinergia

  1. Creazione di processi operativi strutturati: stabilire procedure ben definite e condivise permette di evitare inefficienze come discussioni ripetitive e riunioni improduttive. L’operatività deve rimanere un riferimento costante.
  2. Comunicazione frequente e trasparente: riduce la nascita di incomprensioni e problemi legati a ruoli, responsabilità e informazioni poco chiare e frammentate. 
  3. Promozione di una cultura collaborativa nel CdA: incoraggia il dialogo aperto e costruttivo e un coinvolgimento attivo.

L’adozione di questi comportamenti permette ai CdA di operare con maggiore agilità, garantendo una preparazione migliore per affrontare le sfide e gestire efficacemente le dinamiche aziendali.

TIM Management può offrire al board e al management risorse manageriali esperte per intraprendere, guidare e migliorare il percorso di cambiamento e trasformazione dell’azienda: già iniziato o ancora da pianificare. Figure abituate alle sfide del presente e del futuro, pronte a collaborare attivamente con il Board. 

Con oltre 35 anni di esperienza e un network di professionisti dotati di competenze multisettoriali, è il partner giusto per supportare le aziende nel cambiamento e nei momenti più delicati della vita aziendale. Contattaci per costruire insieme un futuro aziendale vincente e duraturo.

 

Il ruolo del CFO: sempre più centrale

Il ruolo del Chief Financial Officer (CFO) è diventato via via sempre più cruciale nelle aziende moderne, sia per la gestione finanziaria che per la definizione delle strategie aziendali a livello di Direzione Generale e comitato direttivo. Negli ultimi anni, il CFO si è affermato come una delle figure di spicco nell’organizzazione aziendale, acquisendo un ruolo sempre più influente anche nelle decisioni strategiche di alto livello. Questa evoluzione riflette l’importanza crescente delle funzioni finanziarie nel successo di un’azienda e nel suo sviluppo a lungo termine.

 

Le responsabilità del CFO

Tradizionalmente, il CFO era visto come il custode delle funzioni contabili e finanziarie. Tuttavia, il suo ruolo si è ampliato considerevolmente, includendo una gamma di responsabilità che spaziano dalla contabilità alla gestione del capitale, fino alla comunicazione finanziaria.

  1. Contabilità e Bilancio
    Il CFO è responsabile della redazione del bilancio della società, assicurandosi che sia conforme alle normative e che offra una rappresentazione accurata della situazione finanziaria dell’azienda. Supervisiona anche il bilancio consolidato nei gruppi più grandi, coordinando i direttori della contabilità, della tesoreria e del controllo di gestione delle filiali o divisioni, oltre che eventuali Centri di servizi condivisi.
  2. Gestione finanziaria e operazioni sul capitale
    Il CFO gestisce le operazioni strategiche relative al capitale proprio, come acquisizioni, fusioni e cessioni, oltre a occuparsi della tesoreria e delle relazioni con gli istituti finanziari. Mantiene i rapporti chiave con le banche, i revisori contabili e gli investitori, facendosi carico di una comunicazione chiara e tempestiva. Questi rapporti diventano particolarmente rilevanti in contesti di mercati finanziari volatili, in cui la stabilità e la trasparenza sono fattori determinanti per la fiducia degli investitori.
  3. Pianificazione e Controllo di Gestione
    Un’altra responsabilità cruciale del CFO riguarda la supervisione della pianificazione finanziaria dell’azienda e il reporting periodico. Il CFO contribuisce all’ottimizzazione dei sistemi di gestione delle informazioni, fondamentali per supportare la governance aziendale e per prendere decisioni basate sull’analisi di dati affidabili e granulari. Nei gruppi industriali, il CFO è coinvolto nella valutazione e nella preparazione degli studi sugli investimenti, sia industriali che finanziari, contribuendo alla definizione delle priorità di spesa e investimento.

 

Il CFO è parte integrante del management aziendale

Il ruolo del CFO non si limita alla sola supervisione finanziaria. Agisce come parte integrante del management aziendale, con un potere decisionale significativo nelle strategie operative e nel monitoraggio delle performance aziendali. Il CFO collabora strettamente con il team di controllo interno per garantire la conformità normativa e contribuire all’implementazione di nuove regole e regolamenti in risposta ai cambiamenti legislativi o di mercato. In molte aziende, il CFO gioca un ruolo chiave nella gestione della comunicazione finanziaria, sia interna che esterna, gestendo i rapporti con gli investitori, gli azionisti e i media finanziari.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la partecipazione del CFO alla definizione della strategia aziendale, sia a livello di sviluppo a lungo termine che di gestione delle risorse operative e finanziarie. In questo contesto, il CFO diventa una figura di collegamento chiave tra la direzione generale e il resto dell’organizzazione, facilitando l’implementazione delle strategie aziendali a tutti i livelli.

Formazione e competenze del Chief Financial Officer

Per diventare CFO, è generalmente richiesta una solida formazione accademica in discipline economiche e finanziarie, spesso con un diploma di laurea in economia, commercio o finanza. Nei gruppi più strutturati, molti CFO hanno anche conseguito ulteriori qualifiche specialistiche, come un master in finanza o un diploma di studi superiori in contabilità, che forniscono una competenza tecnica approfondita. Un’esperienza pregressa in revisione contabile o in ruoli di controllo finanziario è spesso considerata un vantaggio, specialmente nelle società quotate, dove le competenze di gestione del rischio e della conformità sono particolarmente rilevanti.

Prospettive future del ruolo del CFO

Il ruolo del CFO continua ad evolversi. Sempre più frequentemente, i CFO vengono considerati come candidati naturali per assumere la posizione di CEO. Secondo una ricerca condotta da Deloitte, oltre il 30% dei CFO intervistati ritiene che il proprio ruolo si trasformerà ulteriormente nei prossimi cinque anni, con un focus crescente su sostenibilità, digitalizzazione e innovazione. Le competenze richieste ai CFO si stanno quindi ampliando, includendo una sempre maggiore attenzione alla gestione del rischio, alla cybersecurity e alle pratiche di governance sostenibile.

Il CFO è diventata la figura centrale per la governance aziendale e fattore chiave nel successo a lungo termine delle organizzazioni; il futuro lo vede sempre più coinvolto nelle decisioni strategiche di ampio respiro. Una figura imprescindibile, specialmente in momenti critici, quali l’espansione su nuovi  mercati o il passaggio generazionale, ma che non è sempre presente in azienda o non sempre presenta il giusto mix di esperienza e competenze.
La complessità del ruolo richiede una capacità di analisi e decisione sicura e veloce e una predisposizione all’assunzione delle responsabilità. Quando queste caratteristiche non sono presenti nel management interno, la scelta di un Interim Manager esperto e qualificato potrebbe essere la soluzione più opportuna. TIM Management vanta un network di temporary CFO con competenze profonde in area finanziaria, costantemente in aggiornamento, e con un’esperienza pluriennale di gestione maturata in contesti particolarmente critici e complessi.  per Contattaci per maggiori informazioni.