Come l’Interim Management può fare la differenza in una crisi aziendale

La missione di TIM è quella di supportare le Aziende nelle fasi di sviluppo e/o di ristrutturazione, affiancandole nella gestione del cambiamento

Come l’Interim Management può fare la differenza in una crisi aziendale

Un’azienda può considerarsi in crisi quando entra in una fase di declino che genera squilibri dal punto di vista reddituale, finanziario e patrimoniale. Qualsiasi impresa può essere soggetta a un periodo più o meno grave di crisi aziendale. L’evento critico può essere causato da eventi di natura sia esogena che endogena a cui bisogna cercare di reagire il prima possibile e con i mezzi adatti al fine di risanare il deficit, superare la crisi e salvare l’impresa.

Ciò che fa la differenza nello scongiurare il palesarsi di una crisi d’impresa è il fattore tempo, per questo è stato istituito il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza con l’obiettivo di intercettare tempestivamente lo stato di crisi delle aziende e prevenire la chiusura, grazie ad un sistema di segnalazione efficace.

Parlando del fattore tempo, per risolvere lo stato di crisi l’interim management può venire in soccorso, più di ogni altro strumento, per ridurre al minimo i danni di una gestione errata. Per questo motivo la velocità e l’esperienza sono skills essenziali per una società specializzata in gestione temporanea di crisi aziendale, oltre ad un documentato pacchetto di esperienze a comprovarne la validità. 

L’interim management di fatto può essere paragonato ad ogni altro servizio disponibile sul mercato e, come per ogni servizio che possiede un proprio livello qualitativo che lo differenzia dagli altri, così vale anche per le società che hanno come attività principale l’erogazione del servizio di interim management. Questo per dire che due agenzie diverse offriranno soluzioni diverse dal momento che velocità, qualità del tipo di analisi e scelte fanno la differenza nella gestione di una crisi aziendale. 

 

Ma come si riesce a percepire il livello di qualità offerto da una società di IM? È desumibile da fattori come: l’esperienza dei casi già affrontati, la stabilità, la capacità e i valori del team di IM.

La gestione di una crisi d’impresa da parte dell’Interim Manager può essere articolata in quattro fasi:

  • Pre-analisi: la prima fase riguarda l’analisi dello stato di crisi, si cerca di individuare eventuali limiti, mancanze, o vulnerabilità che possano rappresentare un rischio per l’integrità del business. 
  • Diagnosi: sulla base dello studio e del monitoraggio messi in atto si procede all’elaborazione di un piano di gestione di crisi e allo studio degli svariati scenari di crisi che possono presentarsi.
  • Creazione team manageriale: si determina il team più idoneo a seguire il processo di risanamento, si individuano gli obiettivi e le condizioni perché avvenga, in particolare si pone attenzione a risorse finanziarie, governance e le conseguenti deleghe operative   
  • L’ultima fase riguarda tutte le azioni volte a mettere in atto il piano di ristrutturazione, a minimizzare e a riparare eventuali danni provocati all’azienda e a tutti i soggetti coinvolti. Il team manageriale prende in mano la  gestione dell’azienda per raggiungere gli obiettivi nei tempi prestabiliti, solitamente questa fase dura un anno o più. Ovviamente è fondamentale in questa fase il contatto tra la Proprietà o chi la rappresenta e il  team di interim management, in modo che l’intervento proceda in modo efficace, trasparente e controllato. 

Spesso per risanare l’impresa e ristrutturare il debito è necessario procedere con un piano di turnaround; ovviamente ogni crisi d’impresa è diversa e varia a seconda dello scenario che si presenta, ma ci sono comunque un insieme di azioni gestionali comuni, volte ad evitare il declino. In contesti di crisi, i l team manageriale e le sue caratteristiche sono fondamentali per la riuscita dell’operazione:

  • è indispensabile individuare gli indicatori e i KPI, sia economici che finanziari; 
  • serve esperienza nella gestione delle risorse umane nei momenti di crisi, il management team deve essere in grado di occuparsi sia della necessaria ottimizzazione delle risorse umane che della motivazione delle risorse chiave;
  • è importante una profonda conoscenza dei processi produttivi, logistici e delle dinamiche commerciali dell’azienda e del settore;
  • e infine serve conoscere le caratteristiche distintive dei prodotti o dei servizi offerti dall’azienda. 

Il timing è tutto nella gestione della crisi d’impresa, individuare i sintomi di una crisi e accorgersi in tempo dei segnali di rischio non è un’impresa facile senza i giusti strumenti. Per questo motivo è necessario effettuare un corretto audit aziendale, per garantire che i processi di gestione funzionino in maniera efficace, sia a livello di governance che per la gestione dei rischi. È lo strumento principale per il miglioramento dell’azienda, ed esistono differenti tipologie di audit che un’azienda può compiere.

Sta all’imprenditore capire i segnali che evidenziano un cattivo stato di salute dell’azienda che guida. La stagnazione o la caduta del fatturato, le tensioni finanziarie e la necessità di ridurre i costi e di migliorare l’efficienza produttiva, richiedono piani da attuare senza indugio e con grande impegno di risorse, altrimenti le criticità aumentano col passare del tempo, fino a portare l’azienda in una situazione di crisi grave e talvolta irreversibile.

 

In conclusione, in una situazione di crisi l’intervento di una società di interim management può rappresentare davvero l’unica salvezza per l’azienda, poiché offre velocemente la disponibilità di manager con le giuste competenze ed esperienze per poter intervenire ed essere operativi in poco tempo e con un livello di efficacia elevata.

Passaggio generazionale d’Impresa

Come l’interim management può aiutare la transizione

In Italia, il 65% delle imprese è di tipo familiare e, secondo il Global Family Business, l’Italia si colloca al settimo posto tra i Paesi che ospitano le prime 500 società familiari al mondo. Negli ultimi anni il tema del “ricambio generazionale” è diventato di grande importanza ed attualità poiché coinvolge un numero sempre maggiore di piccole e medie imprese.

La crisi economica ha sottolineato alcuni problemi strutturali tipici delle imprese familiari, come la scarsa flessibilità o capacità gestionale. Queste aziende hanno dimostrato però una maggiore capacità di recuperare la redditività e superare le crisi, adattandosi velocemente ai cambiamenti di scenario. Tuttavia, secondo i dati, meno del 30% delle aziende familiari supera il terzo passaggio generazionale.

PMI familiari e l’esigenza di colmare il gap di competenza tra le generazioni

Questo passaggio si rivela spesso difficile a causa, non solo della struttura dell’impresa, ma anche dei soggetti coinvolti e dalle dinamiche legate alla cultura aziendale; dai valori imprenditoriali; dalla relazione padre-figlio e dalle conflittualità che potrebbero sorgere tra i due. 

È necessario affrontare questa difficile transizione con gli strumenti adeguati, in modo tale da gestire la successione imprenditoriale come una fase di sviluppo dell’impresa: migliorando la redditività, ampliando il bagaglio di conoscenze aziendali e facendone un momento di revisione delle strategie a breve e lungo termine. 

È possibile superare l’attuale gap di competenze che caratterizza le aziende familiari attraverso l’iniezione di una nuova managerialità capace di facilitare e accelerare i processi di cambiamento, introducendo stabilmente in azienda nuove capacità. Questi manager esterni non solo possono sciogliere i nodi tra padre e figlio con maggiore obiettività e distacco, ma possono anche affiancarsi alle nuove leve per un tempo limitato, formandole al meglio e dotandole delle competenze necessarie per proseguire il lavoro svolto dalla famiglia.

Di chi parliamo quando parliamo di imprese familiari

Esistono diverse definizioni di family business e una delle più importanti e rappresentative è quella che li definisce come quelle aziende controllate da due, o più, membri di una famiglia, che esercitano un’influenza significativa sulla gestione operativa del business. Se prendiamo in considerazione l’impresa e la famiglia attraverso il “modello dei tre cerchi” (ideato dai professori dell’università di Harvard Renato Tagiuri e John Davis nel 1982) riusciamo a comprendere meglio il complesso modello delle imprese familiari.

Questo modello, utilizzato da Ernesto Poza – tra i più noti consulenti al mondo in materia di gestione e sviluppo delle aziende familiari – e da altri studiosi delle dinamiche delle aziende familiari, è formato da tre sottosistemi: la famiglia, l’impresa (il business) e la proprietà. Nonostante siano insiemi indipendenti, interferiscono tra loro, condizionandosi a vicenda.

Poza formula una grande raccomandazione generale: bisogna fare in modo che non sia un gioco a somma zero, dove chi vince lo fa a spese dell’altro, specie “se la torta non cresce e le persone devono litigare per avere una fetta più grande”.

È interessante notare come le tre aree si modificano nel tempo, insieme al rapporto tra i tre sottosistemi, con il passaggio da una generazione alla successiva. Effettivamente vediamo una sovrapposizione dei tre cerchi nella figura dell’imprenditore che fonda l’azienda, ma dal primo passaggio generazionale in poi l’azienda tenderà al mutamento e quindi si avrà un allontanamento dei cerchi. 

Se è normale e accettabile nella situazione iniziale l’esistenza di una certa confusione e sovrapposizione di ruoli, vista la forte accentuazione sulla sopravvivenza dell’azienda durante la fase di crescita accelerata, negli anni successivi non ci si può permettere lo stesso livello di entropia organizzativa. Per quanto i cerchi possano restare correlati, è necessario che inizino a distinguersi l’uno dall’altro, arrivando quasi all’indipendenza.

Nella fase di transizione generazionale è importante il supporto di competenze esterne di valore, come consulenti indipendenti o management esterno, per realizzare una transizione di successo.

L’Interim Management per agevolare il passaggio generazionale: il valore aggiunto delle relazioni 

Per svolgere un buon lavoro, i manager esterni non possono fare tutto da soli; hanno bisogno del contributo della famiglia proprietaria, dei manager e dei dirigenti. La famiglia deve saper riconoscere il valore portato dal manager, che per svolgere il suo lavoro ha bisogno del supporto di chi lavora all’interno dell’azienda. È importante che il manager, oltre alle competenze tradizionali, abbia la capacità di gestire le relazioni con e dentro la famiglia, oltre che con il management interno.

Perciò possiamo dire che, nel momento della pianificazione della transizione generazionale, si deve costituire una vera e propria squadra, dove ognuno apporta le proprie conoscenze e le proprie esperienze per cercare di dare continuità all’impresa, consentendo un passaggio generazionale ben gestito. Le competenze e le conoscenze specifiche dell’interim manager in merito al ricambio generazionale sono varie: svariano dal lato giuridico, fiscale, organizzativo, finanziario, fino a quello psicologico-relazionale. 

Quanto detto finora non fa che confermare la rilevanza dell’interim management quale strumento di crescita e stabilizzazione per le aziende familiari. Il supporto dell’interim management è importante non solo per le imprese medio-grandi, ma soprattutto per le piccole e medie realtà industriali e di servizi, con fatturati a partire dai 6-7 milioni e un’organizzazione manageriale limitata.

Per queste aziende l’interim management può essere lo strumento ideale per rafforzare l’organizzazione e dare solidità e continuità dopo la transizione generazionale, accrescendo le competenze Manageriali già esistenti e risolvendo al contempo le criticità presenti nell’organizzazione.

La gestione dei conflitti: non solo numeri

Nel passaggio generazionale la gestione del conflitto può risultare particolarmente complessa, in quanto le emozioni possono prendere il sopravvento e le diverse posizioni possono sembrare inconciliabili. Diventa indispensabile, a questo punto, utilizzare una metodologia per la gestione del conflitto, bisogna operare per risolvere la situazione alla base e riportare l’azienda in condizioni di operare al massimo della sua efficienza.

Una situazione di conflitto sottolinea la necessità di una competenza manageriale che sappia discernere i conflitti cognitivi da quelli relazionali e li sappia trattare in modo adeguato.

Senza entrare nel merito di una trattazione specifica, ci sono alcuni principi chiave che vanno seguiti:

 

  • Individuare la natura e il livello del conflitto: si tratta di un problema organizzativo o interpersonale?
  • Se il conflitto è espressione di problemi più profondi, questi ultimi devono essere individuati e analizzati per comprenderne le cause che andranno eliminate, evitando così che compromettano il futuro dell’azienda. 
  • Lavorare sulle cause con metodo ed esperienza per poter identificare e isolare le radici profonde da cui nasce e si alimenta il conflitto.
  • Riuscire a risolvere il conflitto, cercando un equilibrio tra i bisogni, espressi e non, di tutte le parti contrapposte e dell’organizzazione, i cui bisogni dovrebbero essere considerati di “ordine superiore”.

Il coinvolgimento di soggetti terzi può aiutare a ridurre l’area delle emozioni e ad ampliare quella della razionalità. L’oggettività e il senso etico di un interim manager possono rivelarsi di grande utilità per risolvere i conflitti e per preparare il terreno ad una successione positivamente efficace.

I passi della successione

Il cambio generazionale deve essere programmato con anticipo; nel cambiamento è opportuno dare precedenza agli obiettivi di competitività dell’azienda, e a ricercare nuovi equilibri aziendali tenendo in considerazione le dimensioni dell’impresa e attivando strutture giuridiche adeguate a favorire la formazione di una maggioranza in CdA ed evitare così pericolosi stalli decisionali. 

Ci sono alcuni step di base da affrontare durante la successione nelle imprese familiari, necessari per affrontare tutte le criticità del processo.

Per prima cosa bisogna attivare uno screening valutativo e motivazionale, il più possibile dettagliato ed analitico, di tutti i membri del gruppo familiare operanti in azienda, al fine di evidenziare competenze, motivazioni e aspettative personali. Proprio in questa fase verranno portati a galla i conflitti in gioco.

La variabile più importante, da cui dipende il successo o il fallimento di un’impresa, è la gestione strategica. Bisogna quindi redigere un piano strategico e definire quale direzione prendere, prima di intraprendere il percorso della transizione. Il piano serve sia a consolidare il consenso della famiglia attorno al progetto, che per ottenere un corretto abbinamento tra le competenze strategiche richieste dal piano e quelle delle risorse disponibili nella famiglia.

La carenza di formalizzazione è più frequente nelle imprese familiari, dove spesso le decisioni più importanti vengono prese all’interno della famiglia in maniera informale. E’ importante quindi formalizzare questo processo decisionale, attraverso la cosiddetta costituzione o patto di famiglia; non importa tanto quanto è formalizzato in un documento preciso, ma è importante il raggiungimento di un consenso unanime sui contenuti, deve rappresentare una sorta di guida per arrivare a realizzare il passaggio generazionale.

Il patto di famiglia serve a chiarire le regole, le ragioni e i valori che i familiari osservano o devono osservare nei rapporti con l’impresa. A livello di contenuto non esistono regole rigide: si possono mettere in evidenza i valori aziendali e quelli di famiglia, si possono anticipare delle linee guida per la risoluzione dei conflitti, i livelli retributivi e i benefit, e via dicendo. Un fattore a cui fare attenzione, che spesso passa in secondo piano, è rappresentato dalle modalità di uscita dell’imprenditore che termina di operare in azienda. 

L’azienda rappresenta un’estensione della persona che l’ha creata, una casa, il coronamento delle fatiche e dei sogni del fondatore. Appare chiaro quanto possa essere destabilizzante il passaggio del testimone, che, se non gestito correttamente anche a livello psicologico, può impattare in modo traumatico sull’impresa.

Al fine di evitare che l’attaccamento dei fondatori, rispetto alla loro creatura, rischi di portare al collasso della stessa, diventa fondamentale che l’imprenditore – o chi sia in linea di successione il futuro imprenditore – viva in modo sano la pianificazione del passaggio. Solo in questo modo è possibile garantire la continuità aziendale. 

Fondamentale è che, tale momento, non venga a coincidere con una situazione di spaesamento generale: TIM Management, con il suo ampio network di professionisti selezionati nel tempo ed esperti in ogni settore, può offrire la migliore assistenza, assicurando un clima più sereno tra tutti; in particolare tra il successore e l’imprenditore, contribuendo così ad aumentare la competitività dell’impresa, garantendo una continuità di successo.